Di Padre in figlio
Tra i tanti doni che ho ricevuto da mio Padre, uno che sento come particolarmente prezioso è la passione che mi ha trasferito per le storie di chi ci ha preceduto. Storie con la lettera minuscola, che probabilmente non hanno cambiato il mondo, ma che comunque hanno lasciato un segno in noi, come noi lo lasceremo sui nostri figli e nipoti, forse anche più in là, se qualcuno di loro erediterà la nostra di passione.
Ho cominciato con mio padre a studiare le storie di famiglia più di quaranta anni fa, quando Internet non c’era ancora e il database più importante era l’elenco telefonico. I primi rami del nostro albero genealogico sono cresciuti così, parlando al telefono con sconosciuti con il nostro stesso cognome. La privacy non si sapeva neanche cosa fosse, all’epoca, ma soprattutto c’era sempre questo piacere del ricordo che abbatteva la diffidenza, e apriva il cuore a racconti e confidenze.
Oltre il telefono, c’era la ricerca ‘sul campo’, che allora voleva dire fare un bel po’ di chilometri tra biblioteche e parrocchie. Ricordo ancora l’emozione quando trovammo l’atto di morte del mio quadrisavolo Angelo Maria “e Terra nuncupata Fontana Regni Neapolis”, nell’archivio parrocchiale di Paliano. Una grandissima emozione. Anche quando il Parroco si scordò di noi, e ci chiuse dentro la Chiesa. Non c’erano i cellulari, riuscimmo per miracolo (eravamo nel posto giusto) a trovare un telefono, per farci liberare.
Poi è arrivato Internet, e tutto è cambiato. Papà se n’è andato troppo presto, e così il genealogista di famiglia sono diventato io; la posta elettronica e Facebook hanno preso il posto del telefono, e i primi dati – spesso trascrizioni, molto parziali, dei registri degli Archivi di Stato hanno cominciato a essere messi a disposizione.
Sto seguendo il progetto del Portale Antenati ormai da diversi anni, ma fino a poco tempo fa, almeno per gli archivi relativi alla mia storia famigliare, non c’era alternativa ai microfilm di Family Search. Poi sono arrivati i registri di Roma, dai quali ho scoperto che mio Nonno Vincenzo aveva un secondo nome che era… un cognome. Rimarrà probabilmente sempre un mistero perché sia stato chiamato così. E poi le piccole cose che danno soddisfazione: due rami della Famiglia, che si sono sviluppati a Milano e a Napoli. In entrambi i luoghi si ricordava vagamente un antenato ferroviere: l’ho trovato nei registri di Taranto, Domenico Antonio, ferroviere, anche lui nato a Fontana, nel 1845.
Oggi, grazie anche al Portale Antenati, il mio albero genealogico ha più di 50.000 individui (in massima parte morti), i vari rami della Famiglia sono stati quasi tutti ricondotti ai lontani comuni antenati di Fontana Liri, con una linea diretta che percorre 15 generazioni.
Ma ad ogni progresso, piccolo o grande che sia, non posso non pensare: “Chissà Papà come sarebbe stato contento”.
E poi mi commuovo. Ma anche questo l’ho preso da Papà.