Fille de Marina Magnani, couturière, et de père inconnu.
Elle a grandi avec ses grands-parents et ses tantes dans une maison située entre le Capitole et le Palatinat, vivant une enfance paisible malgré l’éloignement de sa mère qui l’a laissée sous leur responsabilité pour partir à Alexandrie avec son nouveau mari.
Elle se passionne pour le piano et fréquente pendant quelque temps l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, où il étudie le piano de concert. Sa rencontre avec le métier d’actrice, en revanche, est tout à fait fortuite: elle entre en 1924 à l’école d’art dramatique « Eleonora Duse », dirigée par Silvio d’Amico, et est rapidement remarquée et engagée dans la troupe de Dario Niccodemi.
Entre 1926 et 1932, après une période d’apprentissage, de petits rôles et de très longues tournées, la notoriété et l’importance de ses rôles sur scène commencent à croître. Après cette période, il s’est tourné vers le théâtre d’avant-garde, plus populaire et spontané, qui a joué un rôle déterminant dans son développement et son éclectisme artistique.
Sa relation avec Goffredo Alessandrini, réalisateur cinématographique, qu’elle a épousé en octobre 1935, remonte également à ces années.
Entre-temps, le cinéma sonore lui ouvre ses portes, mais ce n’est qu’en 1941 qu’elle connaît son premier grand succès, en tant que vedette de Teresa Venerdì sous la direction de Vittorio De Sica. Quelques années plus tard, il remporte son premier Ruban d’argent dans Roma città aperta (1945) de Roberto Rossellini, avec qui il noue une intense collaboration artistique et privée.
Sa renommée mondiale a atteint son apogée en 1956, lorsqu’elle est devenue la première actrice italienne à remporter un Oscar, pour son interprétation dans le film de Daniel Mann La rosa tatuata (1955).
Elle a participé à de nombreux autres films, dont Bellissima (1951) de Luchino Visconti, Saggio è il vento (1957) de George Cukor, Mamma Roma (1962) de Pierpaolo Pasolini et Roma (1972) de Federico Fellini.
Nannarella était une actrice dotée d’une humanité et d’une spontanéité hors du commun : avec ses mimiques et ses traits somatiques et verbaux particuliers, elle a pu incarner à la fois le désespoir le plus profond et les espoirs les plus légers de l’après-guerre, que le cinéma néo-réaliste entendait dépeindre, devenant ainsi un emblème.
Elle est mort à Rome, il y a cinquante ans, le 26 septembre 1973.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail Ancêtres: Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1908
Il est à noter que l’acte présente la déclaration de naissance faite par la mère seule, suite à son « union naturelle avec un homme non marié, sans lien de parenté ou d’alliance avec elle dans les degrés qui empêchent la reconnaissance ». Ce n’est pas un hasard si le lieu de naissance indiqué est la maternité du 126 Via Salaria, un lieu où les femmes enceintes en difficulté ou les mères célibataires étaient protégées et soutenues pour donner naissance à leurs enfants.
Sur le côté se trouve la note de la chancellerie signalant la célébration du mariage avec Goffredo Alessandrini à Rome le 3 octobre 1935.
Pour en savoir plus sur la figure d’Anna Magnani, voir l’entrée du Dizionario Biografico degli Italiani édité par Giorgio Pangaro.
Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1908
Mi chiamo Alberto Del Fra, vivo a Roma, ho il desiderio di lasciare ai miei figli e ai miei nipoti memoria dei nostri antenati, coloro che ci hanno trasmesso ciò che fa di noi ciò che siamo oggi.
Un anno fa ho avuto notizia da un mio amico dell’esistenza del Portale Antenati e da quel momento mi sono buttato a capofitto in un’avventura che giudico entusiasmante.
Il Portale mi ha fatto entrare in un mondo lontano, del quale avevo conoscenza solo dai libri di storia.
Com’è noto, la storia si avvale di documenti, attraverso i quali si ricostruiscono gli avvenimenti. Così è stato per me spulciando le iscrizioni di nascite, morti e matrimoni dei miei avi. Documenti in apparenza freddi e burocratici, che in realtà mi hanno fatto scoprire storie di caduta e di riscatto, liete e drammatiche dei miei avi, insieme al contesto generale nel quale essi sono vissuti.
Il paese d’origine dei Del Fra, per quanto ne sapevo, era Vasto (un paese del Chietino) in Abruzzo, quello della famiglia De Mauro di mia madre era Manfredonia in Puglia. Dalla conoscenza dei nomi dei miei nonni paterni, ho cominciato a cercare notizie negli archivi anagrafici di Vasto, ciò mi ha aperto un mondo. Ho trovato i miei bisnonni e poi i trisavoli, i quadrisavoli, i pentavoli, alcuni esavoli.
Credo di aver spulciato migliaia di documenti e al di là delle notizie trovate sui miei avi, mi si è presentato un quadro generale dei centri rurali del meridione, coerente con quanto narrato dai libri di storia.
I nostri avi maschi erano in gran parte braccianti, chiamati bracciali e contadini analfabeti, come si evince dalla dichiarazione dell’ufficiale anagrafico in calce a quasi tutti i documenti.
Dichiarazione di analfabetismo
C’erano anche alcuni artigiani (calzolai, barbieri, sarti etc.), anch’essi spesso analfabeti, e pochissime persone abbienti, che avevano diritto al titolo di don nei documenti anagrafici.
Le ave erano invece casalinghe, tessitrici, cucitrici, anche contadine. Le mogli dei don avevano diritto al titolo di donna.
Nei matrimoni erano necessari i consensi dei padri degli sposi o, in caso di morte degli stessi, dei nonni paterni. Solo se morti anch’essi, il consenso veniva dato dalle madri. Un chiaro indizio di sistema patriarcale.
Impressionante la mortalità infantile: i registri dei morti sono colmi di nomi di bambini di pochi anni e talvolta di pochi giorni. Questo portava a un fenomeno curioso: la ripetizione dei nomi. Per esempio nasceva un bambino di nome Francesco che moriva presto. Il successivo nato veniva chiamato di nuovo Francesco. In vari casi ho trovato ben tre fratelli con lo stesso nome. Tra l’altro ho scoperto una cosa che probabilmente nemmeno mio padre sapeva: era il secondo Ettore della famiglia.
Evidentemente le scarse condizioni igienico/sanitarie e la mancanza di farmaci efficaci facilitavano la mortalità infantile.
Ovviamente anche l’indice di natalità era altissimo. Non era raro arrivare a un numero di figli in doppia cifra, fenomeno presente anche tra i miei avi.
Piuttosto rimarchevole era il fenomeno dei trovatelli, indicati come proietti. Chi li presentava all’ufficiale anagrafico era spesso la levatrice del paese.
C’era anche qualche ragazza che presentava un proprio figlio naturale, scegliendo coraggiosamente di allevare un figlio in una società che l’avrebbe tenuta al margine.
Un caso di questo genere capitò anche tra i miei antenati e merita un racconto. Una certa Carolina Di Guglielmo, cucitrice, ha una figlia naturale che chiama Maria alla quale insegna il suo mestiere. Probabilmente Maria non poteva essere considerata un buon partito. Un mio bisnonno Giovan Battista Del Fra, calzolaio, mestiere ereditato dal nonno paterno, lascia il suo luogo di nascita Tufo (un paese dell’Aquilano), il vero luogo d’origine dei Del Fra, per trasferirsi a Vasto. Compie un trasferimento inusuale per quei tempi, data la distanza ragguardevole tra le due località. Pure lui ha un marchio disonorevole: è figlio di un contrabbandiere ucciso dalle guardie doganali.
L’unione di queste due persone sfortunate porta a una famiglia che vive dignitosamente. Evidentemente Maria è una brava cucitrice e Giovanbattista un valente calzolaio, come si desume dalla firma in calce all’atto del matrimonio non era analfabeta, visto che danno una buona condizione ai figli maschi, in particolare a mio nonno Pasquale.
Pasquale infatti mette su una caffetteria e riesce a far diplomare tutti i figli maschi e a laurearne uno. Naturalmente le figlie femmine non sono messe nelle stesse condizioni. Queste ultime notizie provengono da una conoscenza diretta dei miei zii.
In definitiva quella dei Del Fra è una storia di riscatto a lieto fine.
Per quanto riguarda le vicende dei De Mauro la famiglia di mia madre. Già nella prima metà del ‘700 sono padroni di mulini a Manfredonia. Si capisce che la loro fortuna va crescendo col tempo. Evidentemente, pur non essendo don, erano considerati dei buoni partiti, si uniscono con varie famiglie di don, quella dei Rizzi di Manfredonia e quelle dei Garamone e dei Rosati, provenienti da altri paesi della Puglia.
Un personaggio che merita una menzione particolare è Pietro Rizzi (1814-1897), farmacista di Manfredonia, mio trisavolo, personaggio di cui spesso mi parlava mia madre. Egli per un periodo doveva darsi alla latitanza poiché giudicato sovversivo dal regime borbonico. Questo però non gli impedirà di tornare spesso di nascosto a casa, mettendo regolarmente incinta sua moglie, sposata pochi mesi prima dalla nascita del primogenito.
Pietro Rizzi
Pietro Rizzi fu assolto in tribunale. Pare che una testimonianza a carico di Pietro sia quella del curato del paese, che racconta di discorsi sovversivi fatti dal trisavolo nella sua farmacia. L’avvocato dice all’usciere di far entrare il parroco. L’usciere torna dicendo che il prete alla sua chiamata non ha risposto. E allora è gioco facile per l’avvocato: Signor giudice, come può il parroco affermare di aver udito discorsi sovversivi se è sordo?
Poi, però, come testimoniano i documenti anagrafici, avviene la diaspora dei De Mauro da Manfredonia. Ci sono degli atti di nascita e di morte che li riguardano in altri paesi della Puglia, ma non sarebbero stati sufficienti a farmi avere un quadro comprensibile, se non avessi conosciuto direttamente da mia madre i fatti essenziali. Il mio bisnonno Francesco Paolo De Mauro avalla per un amico una cambiale di importo notevolissimo. L’amico non la onora e il bisnonno deve vendere tutto, compreso il palazzo in cui abita, trasferendosi a Cerignola. Il figlio Leonida, elettrotecnico, per trovare lavoro emigra a Milano con i figli tra cui mia madre.
Francesco Paolo De Mauro
Seguono purtroppo sciagure di tutti i tipi. Muoiono in rapida successione Leonida (di spagnola), mentre la moglie Nunzia e tutti i fratelli e le sorelle di mia madre, moriranno a causa di varie malattie. Mia madre a Milano incontra mio padre, trasferitosi là da Vasto come bancario. Pensate che io non ho mai conosciuto un parente di mia madre.
Alla fine ho individuato 59 cognomi diversi dei miei avi.
A proposito di cognomi, va osservato che talvolta cambiano col passare del tempo. Per esempio all’inizio trovo il cognome Del Frà e non Del Fra, in genere nella prima metà del secolo XIX i Di o i Del all’inizio dei cognomi sono scritti con la minuscola, poi l’uso cambia. Analogamente di Mauro è diventato De Mauro, di Guglielmo si è mutato in De Guglielmo. Sovente cambiano le finali dei cognomi: per esempio Annecchino che muta in Annecchini.
Lo stesso succede per i nomi: una Rosanna all’atto di nascita diventa Rosaria al matrimonio e alla morte. Il Giovan Battista già ricordato, al matrimonio è Giovanni, alla morte Giovanni Battista.
Forse perché le nascite e le morti venivano trascritte avvalendosi solo di testimonianze orali di persone spesso analfabete che parlavano in dialetto, con conseguente possibilità di equivoci con l’ufficiale anagrafico.
Poiché la mia ricerca mi ha portato a consultare una miriade di registri anagrafici di vari paesi dell’Abruzzo e della Puglia, ho potuto osservare come in ogni località si ripetano sempre gli stessi cognomi, differenti però da paese a paese. Un fatto che testimonia come quelle comunità fossero piuttosto chiuse, con rari spostamenti o comunque limitati a località vicine. Il nostro Francesco Del Fra, con il trasferimento da Tufo a Vasto, è l’eccezione che conferma la regola.
Questa mancanza quasi totale di mobilità mi ha senz’altro facilitato il compito: quasi tutti i miei antenati sono nati, si sono sposati e sono morti nello stesso posto. In tal caso è bastato quindi scorrere i registri di una sola località per ricostruire la loro storia.
Dall’inizio del ‘900 in poi una tale ricerca sarebbe molto più complicata: per esempio mio padre e i suoi fratelli si sono tutti allontanati dal luogo di origine, andando ad abitare in grandi centri. Termino con l’auspicio che il progetto del Portale continui ad essere alimentato con la pubblicazione di nuovi registri e con un ringraziamento di cuore a tutti coloro che vi collaborano
Enrico Fermi est né à Rome le 29 septembre 1901.
Dès son plus jeune âge, il montre une propension marquée pour l’algèbre et la physique. Il entre ensuite à la Scuola Normale Superiore de Pise, où il peut approfondir ses connaissances dans ces disciplines et se faire un nom parmi les plus illustres professeurs de l’époque.
Après avoir terminé ses études à l’étranger, il obtient sa première chaire de physique théorique à Rome, à l’institut de la Via Panisperna, où il entame la période la plus fructueuse de son activité scientifique à la tête du groupe de jeunes hommes qui porte le nom de la rue du même nom.
Il devient un professeur renommé dont les conférences et les enseignements rencontrent un grand succès, y compris en Amérique où il ouvre plusieurs autres écoles, augmentant sa notoriété grâce à ses méthodes innovantes.
Les années 1927-1938 ont été marquées par une intense activité de recherche de l’ensemble du groupe romain sur des questions d’intérêt international.
En 1938, il a reçu le prix Nobel de physique.
Aujourd’hui encore, l’influence de son travail et sa profonde connaissance transversale de la discipline sont reconnues dans le monde entier.
Peu avant le début de la Seconde Guerre mondiale, il a émigré aux États-Unis avec toute sa famille. C’est là, à Chicago, à l’âge de 53 ans, qu’il meurt le 29 novembre 1954.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail Ancêtres: Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1901
Pour en savoir plus sur la figure d’Enrico Fermi, voir l’entrée dans le Dizionario Biografico degli Italiani édité par Emilio Segrè.
Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1901
Pietro Giovanni Ferrero est né à Farigliano (CN) le 2 septembre 1898.
Fils d’agriculteurs des Langhe piémontaises, il a rapidement décidé d’ouvrir une pâtisserie à Alba (CN) et de lancer sur le marché des produits de confiserie innovants mais bon marché, accessibles à tous.
Après de nombreuses expérimentations, il met au point une pâte de noisettes tendre, beaucoup moins chère que le chocolat, vendue sous forme de pain, facile à transporter et destinée à être tartinée sur du pain. Cette idée répondait parfaitement aux besoins des nombreux travailleurs de ces régions, qui vivaient dans des conditions économiques précaires.
La crème de noisette a connu un tel succès auprès des nombreux travailleurs d’Alba qu’elle a donné un coup de pouce à la petite pâtisserie Ferrero, qui a été créée en tant qu’industrie en 1946.
Le travail de la famille Ferrero et la renommée de cette crème à tartiner – qui, quelques années plus tard, sera perfectionnée et deviendra mondialement connue sous le nom de Nutella – ont connu une croissance exponentielle dans les années qui ont suivi.
Pietro Ferrero meurt à Alba le 2 mars 1949.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail Ancêtres: Archivio di Stato di Cuneo > Stato civile italiano > Farigliano > 1898
Archivio di Stato di Cuneo > Stato civile italiano > Farigliano > 1898
Elsa Morante est née à Rome le 18 août 1912 de Francesco Lo Monaco et Irma Poggibonsi. Cependant, elle a été reconnue à l’état civil par le mari de sa mère, Augusto Morante, dont elle a pris le nom de famille.
Elle a commencé à écrire très jeune, se consacrant à l’écriture de contes de fées et de nouvelles, dont beaucoup ont été publiés à titre posthume.
En 1936, elle rencontre Alberto Moravia, avec qui elle entame une relation tourmentée qui les conduira à l’autel le 14 avril 1941.
Au fil des ans, son activité d’écrivain est devenue de plus en plus intense, et elle a également pu profiter de nombreux échanges et comparaisons avec des collègues renommés de l’époque, parmi lesquels se distingue particulièrement le nom de Pier Paolo Pasolini, avec qui elle a entretenu une relation d’amitié profonde pendant vingt ans.
En 1943, l’intensification de la répression antisémite conduit Morante et Moravia (qui est juif) à fuir Rome et à se réfugier dans le sud, vers Fondi, où ils restent quelques mois, faisant l’expérience d’une réalité qui deviendra déterminante pour tous les deux dans l’écriture de certaines œuvres ultérieures.
De retour à Rome, en 1944, Morante publie son premier roman Menzogna e sortilegio (1948), qui lui vaut le « Premio Viareggio ».
En 1957, elle est la première femme à recevoir le « Premio Strega » pour son deuxième roman, L’isola di Arturo.
Plus tard, à partir de 1971, elle commence à travailler sur le plus célèbre de ses romans, La storia, publié chez Einaudi en 1974 : il est imprimé directement en édition de poche, selon le souhait de l’auteur, afin qu’il soit accessible à tous dès le départ.
Au cours de la décennie suivante, il continue à se consacrer inlassablement à des activités littéraires et autres, mais sa santé décline régulièrement et inexorablement.
Elle décède à Rome le 25 novembre 1985. Ses cendres ont été dispersées dans la mer de Procida.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail Ancêtres: Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1912
Il convient de noter que son père biologique, Francesco Lo Monaco, employé de bureau, apparaît dans l’acte de naissance comme l’un des témoins et que, en tant que « parrain », Elsa Morante l’a connu jusqu’à l’âge de 14 ans.
En marge de l’acte figure également le billet de chancellerie marquant son mariage avec Alberto Moravia, qui a eu lieu le 14 avril 1941.
Un peu plus bas, une autre annotation datée du 30 mai 1941 indique que Morante, bien que fille d’une mère juive, « a été reconnue comme n’appartenant pas à la race juive ».
Pour en savoir plus sur la figure d’Elsa Morante, voir l’entrée dans le Dizionario Biografico degli Italiani édité par Nadia Setti.
Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1912
Curzio Malaparte, nom de scène de Curt Erich Suckert, est né à Prato le 9 juin 1898, d’Erwin, teinturier d’origine saxonne, et d’Eugenia Perelli.
Dès son enfance, il fait preuve d’une nature inquiète, qui le conduit à développer une personnalité turbulente, tendant à l’opposition, au malaparte, comme il a lui-même voulu le souligner avec le nom qu’il a pris comme emblème d’une « identité controversée et radicalement polémique ».
Prato est la ville où il a reçu sa première formation intellectuelle et où il a commencé son activité littéraire, qui s’est développée à différents niveaux et dans différents domaines, y compris – et de manière très productive – le journalisme.
Il a participé aux deux guerres mondiales. Il devient également officier, mais sans se détacher de sa vocation littéraire : l’expérience de la guerre devient au contraire un événement crucial, qui influence grandement sa personne et favorise son approche – intellectuelle et active – de la politique.
Talentueux et entreprenant, il avait une plume prolifique et bilingue (il écrivait en effet aussi bien en italien qu’en français): parmi ses essais les plus célèbres, citons Viva Caporetto! (1921) et Italia barbara (1925). Parmi ses romans, citons Kaputt (1944) et La pelle (1949).
Sa figure multiforme et articulée lui a permis de lire la réalité à un niveau profond et complexe, faisant de lui l’un des personnages les plus emblématiques du XXe siècle.
Il est mort à Rome le 19 juillet 1957.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail Ancêtres: Archivio di Stato di Prato > Stato civile italiano > Prato > 1898
Notez la note dans la marge, écrite au crayon, indiquant que le changement de nom de Curt Erich Suckert en Curzio Malaparte a été approuvé par décret royal le 15 avril 1937.
Pour en savoir plus sur la figure de Curzio Malaparte, voir l’entrée dans le Dizionario Biografico degli Italiani édité par Marino Biondi.
Archivio di Stato di Prato > Stato civile italiano > Prato > 1898
Francesco Saverio De Sanctis est l’un des plus importants critiques littéraires du XIXe siècle.
Né à Morra Irpina (aujourd’hui Morra De Sanctis), dans la province d’Avellino, le 28 mars 1817, il s’intéresse dès l’enfance à la langue et à la littérature.
Au fil des ans, grâce notamment à ses débuts dans l’enseignement et à ses nombreux échanges avec les personnalités les plus en vue de l’époque, il est devenu l’un des auteurs et essayistes les plus célèbres de son temps.
Il a été le premier ministre de l’éducation du Royaume d’Italie, de 1861 à 1862.
Il meurt à Naples le 29 décembre 1883.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail Ancêtres: Archivio di Stato di Avellino > Stato civile della restaurazione > Morra (oggi Morra De Sanctis) > 1817
Pour en savoir plus sur la figure de Francesco De Sanctis, voir l’entrée dans le Dizionario Biografico degli Italiani édité par Attilio Marinari.
Archivio di Stato di Avellino > Stato civile della restaurazione > Morra (aujourd’hui Morra De Sanctis) > 1817
« Sora Lella », également connue sous le nom d’Elena Fabbrizi, était une actrice italienne, symbole d’une comédie authentique, directe et typiquement romaine. Elle est né à Rome le 17 juin 1915.
Avant sa carrière cinématographique, elle se consacre à la restauration et ce n’est que vers l’âge de quarante ans qu’elle fait ses premiers pas dans le monde du cinéma, suivant les traces de son frère Aldo, en jouant avec de grands noms comme Totò, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Mario Monicelli et d’autres.
Le véritable succès, cependant, se situe autour des années 1980, lorsqu’elle est fortement souhaité par Carlo Verdone dans plusieurs de ses films. Sous sa direction, elle a remporté un ruban d’argent en tant que « meilleure actrice débutante » en 1981, pour le film Bianco, rosso e verdone, et, en 1984, le David di Donatello en tant que « meilleure actrice dans un second rôle » pour le film Acqua e Sapone.
Elle est décédé à Rome le 9 août 1993.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail des Ancêtres: Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1915
Archivio di Stato di Roma > Stato civile italiano > Roma > 1915
Giovanni Gentile, né à Castelvetrano (TR) le 29 mai 1875, est une figure marquante de la scène culturelle et politique de la première moitié du XXe siècle.
Philosophe et pédagogue, ainsi que pour ses nombreux échanges et débats avec Benedetto Croce et d’autres représentants des milieux érudits de l’époque, il est resté dans les mémoires pour avoir été l’un des cofondateurs, avec Giovanni Treccani, de l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, reconnu comme institution d’utilité nationale par le décret-loi royal no. 669 (pour plus de détails et pour consulter l’arrêté royal : Archivio Centrale dello Stato, Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti (1861 – 2012), R.D.L. 24 giugno 1933 no. 669).
Gentile a également été nommé ministre de l’éducation en 1920-21 et a été l’architecte de la réforme scolaire qui porte son nom.
Le 9 mai 1901, il a épousé Erminia Nudi, originaire de Campobasso.
Il est décédé à Florence le 15 avril 1944.
Vous pouvez consulter l’acte de naissance sur le Portail des Ancêtres: Archivio di Stato di Trapani > Stato civile italiano > Castelvetrano > Nati > 1875
Pour en savoir plus sur la figure de Giovanni Gentile, voir l’entrée du Dizionario Biografico degli Italiani édité par Gennaro Sasso.
Archivio di Stato di Trapani > Stato civile italiano > Castelvetrano > Nati > 1875
Biase Martorella
Je m’appelle Gisela Astrid et je suis brésilienne, mais mon sang est fortement lié à l’Italie. En effet, mon arrière-arrière-grand-père s’appelait Biase Martorella et il est né le 5 juillet 1859 à Lagonegro, dans la province de Potenza (Basilicate), de Salvatore et Maria Carrano, qui habitaient Via Castello, à environ 200 mètres de la cathédrale dédiée à Saint-Nicolas de Bari.
Je ne sais pas exactement quand Biase a immigré au Brésil, mais je sais qu’à son arrivée, son nom est devenu « Braz Martorelli » et qu’à partir de ce moment, tous ses descendants ont hérité du nom de famille « Martorelli » au lieu de « Martorella ».
Biase est vraisemblablement parti pour le Brésil vers 1882, année où il a épousé mon arrière-arrière-grand-mère, Maria Filomena Colombo, qui, bien que née au Brésil, dans la ville de Bonito (Pernambuco), le 29 septembre 1869, était également la fille d’immigrés italiens.
Grâce au portail Antenati, j’ai pu reconstituer certains événements de leur histoire : le père de Maria Filomena Colombo s’appelait Domenico et était né vers 1823, probablement dans le hameau de Battaglia del Casaletto Spartano, dans la province de Salerne ; tandis que sa femme, Filomena Isabella Amato, était née le 23 décembre 1837 à Sapri, où ils s’étaient mariés le 21 avril 1857. Quelques années plus tard, en 1868, Domenico et Filomena s’installent au Brésil et deviennent « Domingos Colombo » et « Filomena Amado ». C’est là qu’ils ont donné naissance à certains de leurs enfants, dont mon arrière-arrière-grand-mère, Maria Filomena.
Biase Martorella et Maria Filomena Colombo se sont mariés le 30 novembre 1882, dans la ville de Bonito, alors qu’elle n’avait que 13 ans. Plusieurs enfants sont nés de ce mariage : Salvador (né en 1885), Domenico Astrogildo (né en 1887 à Sapri), Audiphas Sofonias (né en 1891), Maria Florina (mon arrière-grand-mère, née en 1893), Josepha (née en 1895), Humberto (né en 1898), Filomena (née en 1900), Julia Helena (née en 1902), Alberto (né en 1905) et Audifas (né en 1908).
Restauration des photos de Maria Filomena Colombo, épouse de Biase Martorella
Mon arrière-arrière-grand-mère, Maria Filomena, est décédée à l’âge de 40 ans, le 5 août 1911 au Brésil. Il est intéressant de découvrir que, bien qu’elle soit née et se soit mariée à Bonito, elle et Biase ont vécu pendant quelques années à Sapri, le lieu de naissance des parents de Maria Filomena, où ils ont également donné naissance à un fils.
Cependant, à un moment donné, ils ont décidé de retourner au Brésil. Après la mort de Maria Filomena, Biase se remarie le 28 mai 1917 avec Maria Barbosa, née à Monteiro (Paraiba, Brésil) le 22 juillet 1888. De ce mariage sont nés : Zullina (née en 1916), Helena (née en 1917), Adalberto (né en 1917), Maria do Carmo (née en 1920), Eunice (née en 1922), Jaime (né en 1923) et Nivaldo (né en 1924).
Biase est décédé le 19 juillet 1938 à Recife (Pernambuco), à l’âge de 79 ans. Il y a été enterré dans le cimetière de Santo Amaro. Outre ses enfants, il a laissé une nombreuse descendance : il suffit de dire que mon arrière-grand-mère, Maria Florina, sa fille, est décédée en laissant 17 enfants à son tour. La plupart de mes descendants italiens sont des commerçants : par exemple, selon l’acte de naissance de Biase et l’acte de mariage de ses parents, son père Salvatore était « dinandier ». Cependant, Biase était communément appelé « capitaine », car il était apparemment capitaine dans la Garde nationale de l’État de Pernambuco.
Je suis une arrière-petite-fille de Biase, ma grand-mère paternelle s’appelait Maria Astrid, bien que brésilienne, elle était d’origine italienne. Maria Astrid est la seule grand-mère que je n’ai pas connue, car elle est décédée avant ma naissance. Cependant, j’ai toujours ressenti un lien fort avec elle, notamment parce que mon deuxième prénom lui est évidemment dédié.
Biase Martorella et Maria Filomena Colombo se sont mariés le 30 novembre 1882, dans la ville de Bonito, alors qu’elle n’avait que 13 ans.
Plusieurs enfants sont nés de ce mariage : Salvador (né en 1885), Domenico Astrogildo (né en 1887 à Sapri), Audiphas Sofonias (né en 1891), Maria Florina (mon arrière-grand-mère, née en 1893), Josepha (née en 1895), Humberto (né en 1898), Filomena (née en 1900), Julia Helena (née en 1902), Alberto (né en 1905) et Audifas (né en 1908).
Mon arrière-arrière-grand-mère, Maria Filomena, est décédée à l’âge de 40 ans, le 5 août 1911 au Brésil.
Il est intéressant de découvrir que, bien qu’elle soit née et se soit mariée à Bonito, elle et Biase ont vécu pendant quelques années à Sapri, le lieu de naissance des parents de Maria Filomena, où ils ont également donné naissance à un fils.
Cependant, à un moment donné, ils ont décidé de retourner au Brésil.
Après la mort de Maria Filomena, Biase se remarie le 28 mai 1917 avec Maria Barbosa, née à Monteiro (Paraiba, Brésil) le 22 juillet 1888.
De ce mariage sont nés : Zullina (née en 1916), Helena (née en 1917), Adalberto (né en 1917), Maria do Carmo (née en 1920), Eunice (née en 1922), Jaime (né en 1923) et Nivaldo (né en 1924).
Biase est décédé le 19 juillet 1938 à Recife (Pernambuco), à l’âge de 79 ans. Il y a été enterré dans le cimetière de Santo Amaro. Outre ses enfants, il a laissé une nombreuse descendance : il suffit de dire que mon arrière-grand-mère, Maria Florina, sa fille, est décédée en laissant 17 enfants à son tour.
La plupart de mes descendants italiens sont des commerçants : par exemple, selon l’acte de naissance de Biase et l’acte de mariage de ses parents, son père Salvatore était « dinandier ». Cependant, Biase était communément appelé « capitaine », car il était apparemment capitaine dans la Garde nationale de l’État de Pernambuco.
Je suis une arrière-petite-fille de Biase, ma grand-mère paternelle s’appelait Maria Astrid, bien que brésilienne, elle était d’origine italienne. Maria Astrid est la seule grand-mère que je n’ai pas connue, car elle est décédée avant ma naissance. Cependant, j’ai toujours ressenti un lien fort avec elle, notamment parce que mon deuxième prénom lui est évidemment dédié.
La redécouverte de ces origines italiennes a été très importante pour moi : chaque fois que j’obtiens de nouvelles informations sur mes ancêtres, j’ai l’impression de sauver un morceau de mon histoire. J’essaie de les visualiser dans le contexte de l’époque, j’essaie de comprendre leurs désirs et, bien qu’il s’agisse d’une tâche apparemment impossible, j’aime essayer de les imaginer. Comprendre mes origines est quelque chose qui me fascine beaucoup.
Je me demande toujours ce qui a poussé une famille italienne à émigrer de l’autre côté de l’océan, mais je suppose qu’elle l’a fait parce qu’elle était à la recherche d’une vie meilleure. Je pense donc que les Martorella ont été très courageuses, car elles ont eu le courage de partir à la recherche de nouvelles opportunités.
Ainsi, même si quatre générations me séparent de mon arrière-arrière-grand-père né en Italie, grâce à lui, je peux encore voir des traces italiennes dans ma famille.
Retouche photo par Biase Martorella
Même dans notre famille, nous avons une « blague interne » : lorsque quelqu’un est trop nerveux ou parle trop fort, nous disons : « … ».Je suis italien ! Je suis une Martorella !« . Et, bien sûr, nous le disons à haute voix, avec un accent très prononcé et un geste vif, typiquement italien.
Nous avons décidé qu’un jour, lorsque nous obtiendrons le passeport italien, nous y passerons quelques jours pour honorer nos ancêtres et célébrer la reconnaissance de notre citoyenneté italienne.