La ricerca genealogica dinamica. Tra monti, colline, antichi sentieri e percorsi di carte
Mi chiamo Giovanni Fiesoli, vivo a Legri (Comune di Calenzano, provincia di Firenze) e sono un elettrotecnico in pensione e grande appassionato di briscola. Da queste passioni credo di aver tratto la capacità di intrecciare connessioni e reti complesse, come accade nel mio albero genealogico, che conta oltre il ramo principale, circa un centinaio di famiglie, snodandosi – per ora – dagli inizi del Cinquecento fino a oggi.
Ho cominciato a riflettere sulla storia della mia famiglia quando nel 2009 il mio Comune di residenza nella piana fiorentina, Calenzano, pubblicò un calendario con illustri concittadini ed eventi particolari del territorio. Mi chiesero informazioni su mio bisnonno Achille, bersagliere, presente alla presa di Porta Pia, a Roma. Le notizie in mio possesso erano i racconti familiari, supportate da qualche documento, come il suo congedo militare, la dichiarazione del Comune di Roma con il diritto di «fregiarsi della Medaglia de’ benemeriti della liberazione di Roma», l’altra medaglia accompagnata dalla fascetta relativa alla partecipazione alla Campagna della Terza Guerra d’Indipendenza, conservati con un certo orgoglio in casa.
L’occasione ha innescato la scintilla e mi sono chiesto come poter conoscere in maniera documentata le origini della mia famiglia, dando corpo ai tanti “si dice”, che avevo sentito fin da bambino.
Non ho fatto altro che attraversare la strada davanti casa, abitata da cinque generazioni dalla famiglia Fiesoli, e recarmi alla Pieve di San Severo a Legri, chiedendo informazioni sui documenti riguardanti gli abitanti del paese alla metà dell’Ottocento.
Sono stato abbastanza fortunato, perché, sebbene al momento della mia ricerca l’archivio parrocchiale fosse temporaneamente in deposito presso il fiorentino Archivio arcivescovile, erano, però, ancora presenti a Legri i registri degli atti di morte. Sono così arrivato al documento di morte del padre di Achille, Paolo. A questo punto il passaggio verso l’Archivio arcivescovile è stato naturale e ho cominciato a frequentare questo Istituto e a sfogliare i documenti lì conservati. Proprio questi stessi documenti mi hanno guidato verso altri Archivi: l’Archivio diocesano di Prato e l’Archivio di Stato di Prato, ai quali si sono aggiunti l’Archivio storico del Comune di Calenzano, l’Archivio della parrocchia di S. Silvestro a Barberino di Mugello e infine l’Archivio diocesano di Pistoia. Ogni Archivio ha portato nuove informazioni, tratte chiaramente dai documenti, ma non solo… Anche le persone con cui mi sono interfacciato, utenti e personale degli Istituti, sono state fonti preziose per i suggerimenti di ricerca. Grazie a una di queste indicazioni, ho scoperto il Portale Antenati e le possibilità di indagine che esso offre: è stato anche un modo per cominciare a prendere confidenza con il mondo della tecnologia informatica e con il web, un mondo che fino ad allora avevo guardato solo da lontano.
Non mi sono più fermato: la curiosità e la passione, unite a una buona dose di perseveranza, mi hanno portato a inforcare la strada della ricerca genealogica. Seguendo le tracce della mia famiglia, in tutte le sue varie ramificazioni, partendo dai “si dice” incamerati negli anni, ho costruito una mappa mentale dell’area geografica nella quale essa ha vissuto: si tratta di un territorio circoscritto a una cinquantina di chilometri a nord-ovest rispetto a Legri, su cui i miei antenati sono attestasti con caratteristiche di stanzialità. Conseguentemente ho imparato a conoscere l’impianto delle parrocchie e delle pievi sparse sul territorio di mio interesse.
Questa ricostruzione accurata è stata possibile non solo con la ricerca documentaria, ma anche con vere e proprie spedizioni sul campo, attraverso numerose escursioni a piedi e in bicicletta, per le colline che vanno da Calenzano alla Val Marina, e da qui alla Val di Bisenzio fino all’Alto Mugello. Dietro con me ho sempre portato una macchina fotografica, con cui ho immortalato chiesette, cimiteri, viottoli, casolari, destando la curiosità dei pochi abitanti rimasti in queste sperdute località: ho posto loro domande, una sorta di interviste, che hanno costituito le preziose fonti orali utili ad arricchire il bagaglio di informazioni che stavo ricostruendo.
Contemporaneamente battevo a tappeto la documentazione, sfogliando interi registri di atti di battesimo, matrimonio e morte, stati delle anime e annotando non solo i nomi dei Fiesoli, ma anche le numerose famiglie in rapporto di parentela con loro. In un turbinio di informazioni non tutte completamente strutturate, ho imparato a leggere le diverse grafie dei documenti e la forma di questi. Al tempo speso nei diversi Archivi va aggiunto il tempo dell’elaborazione dei dati, per dare ordine alla complessità di informazioni e sintetizzarle con una rappresentazione grafica efficace e di immediata lettura, grazie anche al ricorso a colori diversi per individuare le diverse linee familiari: un semplice stratagemma per la mia memoria visiva! In questo lavoro ho sperimentato la pazienza e quanto sia gratificante scoprire il più piccolo indizio, appiglio per aprire nuove vie … Non sono mancati errori, miei e dei documenti, che spesso mi hanno fatto individuare con certezza una persona solo dopo non poche difficoltà: prezioso si è rivelato allora il bagaglio di quest’esperienza, per sciogliere con maggior velocità altri nodi, evitando fuorvianti fuoripista.
Una delle mie maggiori tribolazioni è sorta, ad esempio, nell’identificazione della madre del bersagliere Achille, Anna Nuti. Sul suo atto di morte, registrato nel Comune di Calenzano nel 1901, la si dichiara nata a Prato, figlia di Vincenzo e di N.N.. La mancanza di informazioni sulla madre della donna mi ha condotto ad imboccare numerose piste, rivelatesi poi errate, nell’individuazione di questa figura, anche perché di Anna Nuti, alla metà dell’Ottocento sul territorio pratese, ve ne sono diverse. Oltretutto, mi domandavo con insistenza, perché mai questa donna, le cui prime informazioni sembrerebbero legarla a Prato, si sposò nel 1841 a Santo Stefano a Secciano, in Val di Marina, con Paolo Fiesoli? Fu proprio la registrazione di questo matrimonio trovata nell’archivio parrocchiale a suggerirmi la giusta via. Il documento annota che la donna era figlia di Vincenzo Nuti di Legri e Teresa Bonaiuti, residente a Canneto, località pedemontana all’inizio della Val di Bisenzio. Cercai, allora il loro matrimonio presso l’Archivio di Stato di Prato: nella ricerca non trovai alcun documento in merito.
A questo punto mi concentrai sulla nascita di Anna Nuti, approssimativamente attorno al 1820, figlia di Vincenzo e di una certa Teresa. Dopo estenuanti ricerche la trovai: da qui risulta figlia di Teresa Fiesoli.
Con ulteriori approfondimenti riuscii a precisare ulteriormente l’identità di Teresa Fiesoli e di Vincenzo Nuti, scoprendo che Vincenzo, storpio a un braccio, sposò Teresa, vedova con un figlio di primo letto. Vista la sua condizione fisica, che gli impediva di lavorare, e l’arrivo di cinque figlie, Vincenzo decise di affidare la figlia Anna a sua sorella Stella, coniugata con Angiolo Berretti e senza figli, residenti nella piccola località di Cupo, posta a nord di Legri, sull’antica strada che collegava Latera a Legri. Quando Paolo Fiesoli sposò Anna – annota l’atto (Fig. 6) – non era in grado di “accoglierla in casa”, forse perché anch’egli si trovava in ristrettezze economiche: decise, comunque di sposare la ragazza anche perché era incinta del piccolo Giuseppe, nato di lì a due mesi di distanza. L’identificazione di Anna è risultata complessa fin dall’inizio a causa delle prime informazioni presenti sul congedo proprio del figlio Achille, dove era indicata come Anna Rutti.
Cosa raccontarvi ancora … La ricerca è in corso, non ho alcuna intenzione di fermarmi, il traguardo non è raggiunto, anzi … Ho testa, fiato e gambe per correre ancora un po’. Con l’aiuto di mio figlio Francesco sto progettando di informatizzare i numerosi dati raccolti dal 2015.