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HomeStorie di famigliaGermania

Nazionalità: Germania

Battesimo di Lucia Cupo-Doll del 18.04.1965

Mi chiamo Lucia, sono nata il 13 febbraio 1965 a Kaiserslautern in Germania e lavoro all’interno dell’Università in qualità di tutor degli studenti. Mio padre, Angelo Cupo, è nato nel 1936 a Palomonte in provincia di Salerno ed è arrivato in Germania nel 1960. Figlio di Carmine Cupo e Carmela Antico. Mio padre è morto il 26 dicembre 2021. La famiglia di mio padre viveva di agricoltura. Nel 1957, mio padre partì per la prima volta per il nord Italia, vicino a Bologna, a Forlì, dove continuò a dedicarsi all’agricoltura per un po’ di tempo. Spinto dal desiderio di cambiare vita e tipo di lavoro, nel 1959 si spostò in Francia, vicino a Strasburgo, dove trovò un lavoro come operaio.

Poco tempo dopo é tornato in Italia. Ma la vita in Italia era molto dura. Lui è partito di nuovo, ma questa volta accompagnato da due parenti verso la Germania. Una azienda aveva bisogno di lavoratori richiesti in una fabbrica.  La ditta chiamata “Heger-Guss” di Enkenbach (una piccola città vicino a Kaiserslautern) era alla ricerca di manodopera a basso costo dall’estero. Quindi per questo motivo mio padre andò in Germania con i parenti. Hanno viaggiato due giorni: A causa del ritardo di un treno precedente hanno perso la coincidenza e l’ultimo treno che li doveva portare a Enkenbach.

A causa di ritardi dei treni, non ha potuto incontrare il caposquadra. Di conseguenza, trovandosi con pochi soldi in tasca, trascorsero la notte nella stazione ferroviaria. Dopo non aveva i soldi per continuare a viaggiare verso la azienda. Con poca conoscenza della lingua tedesca hanno provato a parlare con l’uomo della biglietteria. Gli chiesero di chiamare il caposquadra in Enkenbach, per dire, che erano ancora a Mannheim. Fortunatamente, li ha aiutati a continuare il loro viaggio verso Enkenbach.

Prima volta in Italia al Passo del San Gottardo

Ci fu un’ispezione sanitaria da parte della impresa. Volevano assicurarsi che non avessero portato malattie dall’Italia. Alloggiavano in una caserma vicino alla fonderia. Due anni dopo, Angelo cercò ‘lavoro in una cava. Ma pure questo non gli piaceva. In cava il lavoro era ancora più duro che in fabbrica. Nel 1963 passò a lavorare come operaio in un’impresa si chiamava “Papierschmidt” a Kaiserslautern e poi in un’altra azienda “Guswerk” a Kaiserslautern. Ma, tutti questi lavori non erano divertenti per lui. Probabilmente il lavoro al chiuso non faceva per lui.  Successivamente trovò il lavoro che gli piaceva veramente: fare l’operaio per l’azienda produttrice di bevande “Koch”. Rimase lì per 13 anni, giorno dopo giorno, riforniva i clienti di bevande. E poi ha ottenuto la patente di guida dell’autobus e finalmente ha trovato il lavoro che gli piaceva ancora di più. Finché non ha ottenuto un posto di autista di autobus con gli americani: lo divertiva, portava i bambini a scuola e li riportava a casa. Cosi ha trovato il post che faceva per lui – ha accompagnato gli scolari a scuola fino al suo pensionamento.

Negli anni Sessanta ha incontrato Ruth, la mia cara mamma. Si sono incontrati mentre ballavano. C’era un posto chiamato “Olympia” a Kaiserslautern in Germania. Le serate danzanti erano sempre organizzate lì. Tutti gli italiani di Kaiserslautern erano lì. Si sposò con la mia mamma l’11 luglio 1963. Ricordo che ci andavamo sempre da bambini. Nelle vicinanze c’era anche un parco con autoscontro e struttura per arrampicata; quindi, noi giocavamo sempre li, dopo una passeggiata. Per la prima volta mio padre per raggiungere l’Italia andò al Passo del San Gottardo in Svizzera. Hanno impiegato 3 giorni per il viaggio.  Durate la stagione estiva accadeva il classico esodo degli italiani emigranti in Germania per far visita alle famiglie lasciate in Italia. Questo accadeva specialmente nel mese di agosto. Le famiglie ospitanti erano quasi sempre i loro stessi parenti finché erano in vita. Come la nostra famiglia. La casa dei miei nonni era in Campania. Per arrivare a casa, mio nonno era venuto a prendere noi e le nostre valige con il suo asino. La strada per la sua casa non era asfaltata, quindi abbiamo parcheggiato l’auto dal fratello di mia nonna e ci sono venuti a prendere li.

Atto di nascita di Carmine Cupo, 11.06.1910

Io mi ricordo bene di Palomonte provincia di Salerno. Ogni anno io e la mia famiglia siamo venuti per quattro settimane in Italia. Mi dispiace non parlare bene l’italiano. Con me mio padre ha sempre parlato in tedesco. È veramente un peccato, anche perché quando ero piccola non ero capace di capire cosa dicessero i miei nonni in Italia. Ho iniziato solo da qualche anno con lo studio dell’italiano.

Mi ricordo, anche i miei nonni e anche i miei zii hanno lasciato sempre il letto matrimoniale ai miei genitori. Per noi figli ogni anno era un viaggio nel passato. Da quando sono venuta a Palomonte, fino dal 1980, mi è sempre sembrato strano che in casa di mio nonno non ci fosse un bagno. Per me era molto curioso, così come era strano non avere acqua o farsi il bagno senza acqua calda!

Anche io mi sento una palomontese, nonostante non sia nata lì. Ammetto di tornare a Palomonte per riscoprirlo, ma anche per conoscere meglio come vive oggi la gente rispetto al passato. Un giorno, chi lo sa, forse verrò vivere a Palomonte, se ne avrò la possibilità. Senza bagno, senza il comfort della Germania. A quel tempo lo odiavo, ma oggi, se ci ripenso, è stato un periodo molto bello. Allora non sapevo parlare la lingua italiana ma ero sempre interessata a imparare ogni anno nuove parole. I primi giorni in Italia erano sempre un po’ strani, io mi sentivo straniera. Ma poi io mi sentivo a casa. Mia zia mi chiamava sempre per aiutare a fare qualcosa. Lei sapeva che mi piaceva tutto e provava ad insegnarmi.  Noi bambini dormivamo insieme in una camera. Dopo 2 notti stavamo sempre scherzando al buio con i nostri cugini e nostra zia ci ha sempre avvertito di dormire. Mi ricordo che mia cugina mi ha insegnato il nome “tartaruga”. Il giorno prima era venuto un altro parente – il figlio del mio padrino di battesimo – a casa nostra con una macchina. Poi mi hanno detto che questa era una tartaruga. Ho trovato questa parola nel mio dizionario italiano – tedesco che avevo sempre con me.

Lucia Cupo-Doll con il padre e i suoi figli

Da quando ho memoria sono sempre stata interessata alla ricerca familiare, ero affascinata nell’apprendere che mia nonna aveva così tanti fratelli.

Qualche anno fa ho trovato un documento in quelli è scritto tutti i nomi e le date di nascita di molti parenti. Con questo documento ho iniziato a cercare altra informazione. Ma è stato molto difficile. Mia zia mi ha dato i nomi non corretti, ogni persona aveva un soprannome che mi ha reso tutto più difficile.

Il 23 novembre 1980 – il terremoto in Campania – fu un momento terribile anche per noi in Germania. Dal momento che la rete telefonica e Internet non erano così avanzate come lo sono oggi, abbiamo dovuto aspettare qualche giorno per avere notizie da mio zio che erano tutti vivi.

Dopo la morte della mia cara mamma ho iniziato a scrivere un libro della famiglia e fra poco faccio inizierò a scriverlo in italiano e inglese.

Ritratto di matrimonio, 23 gennaio 1941

It was in August 2019 that my father and I decided to begin researching our family history.  We had both read a news article that stated one only needed to prove bloodline to become an Italian citizen.  We entered the journey like two boys looking for treasure and hoping to find on the other end a red Italian passport that would link us to a history of our lives of which neither of us was truly aware.

As a child growing up in southern California, I always heard stories of our family being from Abruzzo. This sounded to me like a far-off distant land.  My grandmother (Maria Isabella Jaqubino) would use small Italian phrases to this day I cannot remember.  But somehow, I was always proud of my Italian heritage, even though I really knew nothing about it – aside from my last name – Tomassi.  A name that, because of the Italian spelling, had surely been changed or misspelled when my ancestors arrived in America – more likely something along the lines of Tommasi or Tommassini.  I went through my life accepting that my name was the result of a disinterested customs agent, tired and blurry-eyed from the hundreds of immigrants that passed through Ellis Island each day early in the 20th century.

In 1994, my wife and I were fortunate enough to be stationed with the U.S. Air Force at Aviano Air Base in northern Italy.  I had secret dreams of finding relatives and learning about my family.  However, as a naive young man in my late twenties, I left Italy four years later not speaking the language at all and no further along in my casual pursuit of family history.

Years passed by as they do,  my grandmother died and with her much of the knowledge of where our family originated.  When my father and I both read this article in 2019, it opened a new excitement and thirst for knowledge that sent me spiraling into the internet for days and weeks in search of our ancestors.

Because I live in Germany and my father in Florida, I researched deep into the night with him on a video teleconference.  We were using an account my mother created years ago with ancestry.com for her own research and we started adding people we knew into our family tree.  It was at that point I discovered the Portal of Ancestors at http://antenati.cultura.gov.it/.

Through this portal I discovered my great grandfather (Antonio Michael Tomassi) married his wife (Anna Francis Incorvati) in Chicago, Illinois, 17 Apr 1911, and the marriage was registered with the Parrocchia Santa Maria Assunta in Amaseno, Frosinone, Lazio, Italy.

Through Facebook, I was able to contact the parish priest, Don Italo Cardarilli, who personally sent me images of the marriage certificate and of Antonio’s baptism record. This unbelievable stroke of luck and kindness from Don Cardarilli, led me to find Antonio’s parents who were from Fagnano Alto, L’Aquila, Abruzzo, Italy.

Bingo.  I found the connection to Abruzzo my grandmother always talked about and I continued to dig deeper with my research.  Suddenly it wasn’t an unknown place far from comprehension, it became real and somehow reachable.  Unfortunately the Portal of Ancestors currently doesn’t have digitized files for Lazio (hopefully it will someday soon), but the files for L’Aquila abound.  As I delved deeper into the archives, I discovered ancestors I never knew existed.  Antonio’s parents (Angelo Giovanni Tomassi and Vittoria Di Fabio); Angelo’s parents (Emido Tomassi and Anna Vincenza Bernardi); Emidio’s parents (Giuseppe Tomassi and Domenica Chiodi); and Giuseppe’s parents (Domenico Tomassi and Ascenza Elisabetta Presutti) – all the way back to 1727!Along the way I discovered relatives from every branch of our family tree using the Portal of Ancestors – Atenati.  I’ve learned to decipher Italian birth certificates, marriage certificates and death certificates.  I’ve studied the beautiful, alluring scroll of old Italian script.  I recognized that an “s” can sometimes be mistaken for an “f”.  And I also recognized that my last name did not in 1902 when Antonio stepped off that ship in New York City.  It was either by luck or by sheer perseverance of Antonio to ensure the name was spelled correctly.

Particolare dell’atto di battesimo di Antonio Michael Tomassi, 29 dicembre 1882

My research has taken me to places I never expected or imagined.  I expanded my research to assist my mother with her family history.  Together we have linked her family to the Colonial days of America and well beyond to Wales and England from the 1400’s.  I’ve also started researching my wife’s history in Germany.  I’ve discovered images of her grandfathers who were victims of corrupt governments and forced to fight in two World Wars.

I could go on for hours describing the finds and treasures I have found conducting research of my family history in what I believe to be three different branches – Italy on my father’s side; America and England on my mother’s side; and Germany on my wife’s side.

Atto di matrimonio, 23 aprile 1911

But this story is about Italy.  About how my family name has remained intact for nearly 300 years from a small hamlet in Abruzzo, to a village in Lazio and finally to America.  This story is about how Atenati helped me connect to Don Cardarilli and how his kindness unlocked the names allowing me to find greater riches within our family history.

I have reconnected with aunts and uncles who remember family names and relatives and I continue to fill in holes in our family tree.  I have connected with people who I believe to be relatives in Amaseno and long for the day I am able to visit there and walk the streets and paths my great grandfather walked.I don’t know if Domenico Tomassi was the first Tomassi. I don’t know why he born in Fagnano Alto in 1727.  I don’t know who his parents are or where they came from.  I don’t know why Antonio decided to move from Fagnano Alto to Amaseno some time around the turn of the century that later led him to settle in Chicago and raise a family there. His son (John Joseph Tomassi), the grandfather I never had the honor to meet, died before I was born.  But he started a family and continued a name that lives through my sons, my brother’s children and so many other aunts, uncles, cousins, sisters and brothers that carry the Tomassi name.

My father has an appointment at the Italian Consulate in Miami, Florida, in February 2022 to have his paperwork checked to start his path to Italian citizenship.  It’s a dream of his that I’m eager to help him achieve, because in 2027, exactly 300 years after the birth of Domenico Tomassi, I hope to do the same thing – become Italian, seven generations later.

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