La mia famiglia materna è quella dei Patrizi di Bellegra. Io da laureato in Teologia (S.T.B.) e studente in diritto canonico ero interessato ad approfondire la storia degli ecclesiastici della casa ed a seguito di una serie di ricerche storiche presso le seguenti fonti:
Archivio dell’Abbazia Territoriale di Subiaco Archivio Segreto Vaticano
Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede
Archivio di Stato di Roma – sede di Sant’Ivo alla Sapienza
Archivio Segreto Vaticano
Archivio Storico Diocesano di Palestrina
Archivio Storico Diocesano di Roma
ho scoperto che era stato proprio il clero ad elevare una famiglia di retaggio contadino.
Il portale Antenati – Gli Archivi per la Ricerca Anagrafica è stato fondamentale per il reperimento dei dati anagrafici, in modo da studiare, attraverso gli atti di nascita, matrimonio e morte, le date, le parentele e le professioni degli avi. Principalmente contadini o possidenti, solitamente con molti figli, dei quali almeno uno per generazione era destinato alla carriera ecclesiastica, questo anche per mantenere un antico beneficio giuspatronato, poi dissoltosi con l’unità d’Italia.
La famiglia Patrizi di Civitella, poi Bellegra dal 1881, si stabilì nel feudo dell’Abbazia di Subiaco dalla prima metà del Seicento con Lorenzo (morto nel 1650 ca.) e poi suo figlio Benedetto.
Dal XVIII secolo i Patrizi erano agricoltori, i cui beni vennero accresciuti nel 1719, con il beneficio giuspatronato ecclesiastico sotto il titolo di Santa Maria della Pace, fondato da un parente, tal Francesco Pesce, e del quale la famiglia era titolare per concessione dell’abate commendatario di Subiaco. Il beneficio obbligava a quaranta messe annue in suffragio del fondatore e garantiva al titolare una casa di sette vani e tre ampi rigogliosi appezzamenti in Civitella e dintorni.
Il primo titolare fu l’arciprete don Piacentino Patrizi (nato a Civitella nel 1705). A seguire don Lorenzo Patrizi (Civitella 1762 – Roma 1842), figlio di Sebastiano Patrizi e Antonietta Cappella. Studente del Seminario di Subiaco, dopo il chiericato si trasferì a Roma per seguire i corsi di diritto all’archiginnasio della Sapienza e iniziare il praticantato legale. Nel 1789 venne ordinato presbitero. Assunto presso il Sant’Uffizio, visse le invasioni francesi di Roma del 1798 e del 1808 ove erano stati soppressi gli Stati della Chiesa, devastate le Congregazioni Romane e deportati a Parigi gli archivi della Santa Sede. Divenuto archivista del Sant’Uffizio, don Lorenzo riorganizzò con grande sforzo l’archivio. Grazie all’operato di Mons. Marino Marini, delegato pontificio a Parigi, i documenti vennero progressivamente restituiti all’Apostolica Sede. Don Lorenzo gestiva il beneficio giuspatronato di famiglia da Roma, mediante disposizioni ai famigliari e al clero di Civitella. Con lui, i terreni crebbero e diedero frutto, arricchendo sia la famiglia Patrizi che l’Abbazia di Subiaco. Si spense dopo quasi cinquant’anni di ininterrotto servizio alla Curia Romana.
Il beneficio, dunque, passò al nipote don Giuseppe Patrizi (Civitella 1809 – Roma 1846), presbitero dal 1832, anch’egli si era trasferito a Roma per studiare diritto canonico e svolgere l’incarico di maestro di camera del card. Angelo Mai. L’archiginnasio della Sapienza gli conferì la laurea ad honorem e la docenza in diritto canonico nel 1841, ma morì a 36 anni.
Nel 1848 suo nipote Pietro Patrizi (Civitella 1832 – Bellegra 1900) ereditò il titolo del beneficio, che gli rese possibile il pagamento del seminario e l’ordinazione presbiterale, nel 1857. Don Pietro, come i suoi avi, prese la strada di Roma e del diritto canonico. Sotto il pontificato di Pio IX e Leone XIII fu avvocato della Curia Romana, minutante della Congregazione del Concilio e cameriere d’onore di Sua Santità. Dopo il 1870 e la presa di Roma, provò a mantenere intatto il beneficio giuspatronato dalle leggi sulla liquidazione dell’asse ecclesiastico; ciononostante il beneficio venne confiscato e immesso nel demanio statale nel 1881.
Oltre all’impegno di curia, l’importanza di Mons. Pietro si deve all’interessamento che ebbe verso il nipote Nazareno, anch’egli avviato alla carriera ecclesiastica, ma stavolta senza l’ausilio del beneficio né di alcun altro patrimonio. Mons. Nazareno Patrizi (Paliano 1866 – Roma 1958) svolse il seminario minore a Palestrina, sussidiato dal card. Antonio Saverio de Luca e, dispensato dal seminario minore, studiò con lo zio don Pietro, nel domicilio romano di quest’ultimo.
Il chierico Nazareno seguì i corsi di Teologia alla Gregoriana e di utroque iure all’archiginnasio della Sapienza, laureandosi nel 1895. Nel 1897 e nel 1901 fu segretario di ablegazione presso le corti spagnole ed austro-ungariche, riportando il cavalierato di Isabella di Cattolica e l’onorificenza di ufficiale dell’ordine imperiale di Francesco Giuseppe I. Era, inoltre, canonico della cappella papale dei Ss. Celso e Giuliano dal 1899. Pio X lo annoverò tra i suoi cappellani segreti d’onore nel 1903 e lo incaricò di pubblicare, nel 1905, il volume “La dotazione imprescrittibile e la legge delle guarentigie”. Nel 1909 divenne avvocato rotale.
Abile diplomatico e conoscitore del francese e dello spagnolo, era incaricato d’affari dei vescovi argentini. Il suo amico di gioventù Benedetto XV, al secolo Giacomo della Chiesa, gli propose la nunziatura apostolica del Cile, nel 1914. Mons. Nazareno rinunciò, rimanendo a svolgere il proprio ministero a Roma, quale avvocato rotale e cappellano segreto di Sua Santità. Nel 1919, per Benedetto XV, scrisse un poemetto dal titolo A Benedetto XV nella sua festa onomastica del 25 luglio 1919.
A Bellegra fondò la Congregazione della Ss.ma Addolorata, un culto che egli istituì nella cappella di Santa Lucia, oratorio privato della famiglia Patrizi, associandolo alla Pia Unione Primaria del Ss.mo Crocifisso di San Marcello al Corso. Restaurò le cappelle dei Santi Francesco e Tommaso da Cori e coadiuvò, nell’agosto 1929, i festeggiamenti per il bicentenario della morte di Tommaso da Cori, presso il convento di S. Francesco, cui dedicò la lirica Sacro Ritiro Francescano. Nel 1933 partecipò come giudice (testis rogatus) al Sinodo Diocesano. Pio XII lo elevò al rango di cameriere segreto nel 1939 e di prelato domestico nel 1941.
Nel 1951, Mons. Nazareno Patrizi diede alle stampe la sua ultima pubblicazione: Il mese di giugno ad onore del Sacro Cuore. Il suo animo poetico si concluse, invece, con il componimento Vecchie memorie, pubblicato postumo.
Oltre agli ecclesiastici, nei primi anni del Novecento un ramo della famiglia, con a capo Vincenzo Patrizi, si stabilì a Roma, per motivi lavorativi. Vincenzo Patrizi (Civitella 1871 – Roma 1918) morì a causa dell’epidemia di “spagnola”. Suo figlio, Costanzo Patrizi (Bellegra 1898 – Roma 1971), era soldato di leva di prima categoria (matr. 23716) dal 16 marzo 1917, nel Primo Reggimento Artiglieria da Montagna; disertò dal Regio Esercito il 17 settembre 1919, perché arruolatosi nelle Legioni Fiumane. Riportò la medaglia di cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto e la medaglia commemorativa della marcia di Ronchi. Successivamente fu impiegato dell’INA e fondò la Cassa Rurale e Artigiana di Bellegra. Suo figlio primogenito, Sergio Patrizi (Bellegra 1924 – Roma 1999), commendatore al merito della Repubblica Italiana, era segretario superiore di prima classe, impiegato presso il Ministero dei Trasporti italiano. Lo stesso Sergio si era formato al seminario minore di Subiaco, ma decise di non proseguire verso il presbiterato.
Il risultato della ricerca si è dimostrato ricco di materiale storicamente sì interessante quanto, finora, inesplorato ed ha condotto alle seguenti pubblicazioni:
D. Bracale, Mons. Nazareno Patrizi. Da Bellegra alla Corte Pontificia. Con Excursus: Araldica di Bellegra e pubblicazione dei componimenti di Mons. Nazareno Patrizi A Benedetto XV nella sua festa onomastica del 25 luglio 1919 e Sacro Ritiro Francescano, Roma 2020, isbn 979-12-200-6224-4.
D. Bracale, Patrizi di Bellegra. Presbiteri al servizio della Curia Romana dal XVIII al XX secolo, seconda edizione, Roma 2020, isbn 979-12-200-6279-4.
D. Bracale, Vecchie memorie. Album di figure e luoghi di Bellegra. Con pubblicazione del componimento inedito di Mons. Nazareno Patrizi: Vecchie memorie, Roma 2020, isbn 979-12-200-6611-2.