Mani nelle radici: l’inizio del mio viaggio nella genealogia familiare
Questa storia inizia in un pomeriggio del febbraio 2014, quando – scorrendo la homepage di facebook – sono venuto a conoscenza del Portale Antenati, e si svolge interamente in Puglia, a Canosa.
Fino ad allora la conoscenza dei miei antenati terminava con i parenti più prossimi e mi sono sempre chiesto quali fossero i rapporti di parentela con gli zii e i cugini di secondo grado, senza trovare mai risposte certe, anche perché erano venute a mancare le memorie storiche della famiglia, i nonni.
Date, nomi e racconti, di cui ero venuto a conoscenza da bambino durante le chiacchierate con i miei nonni, erano rimasti chiusi nei cassetti della memoria.
Mi sono messo così alla ricerca dei miei avi sul Portale Antenati e ho trovato gli atti di nascita dei miei nonni.
Una volta trovati questi preziosi documenti ho dovuto affinare la ricerca, tornando indietro nel tempo, ma è stato anche necessario imparare a leggere quei documenti, che risalgono a centinaia di anni fa, immedesimarsi in quel che poteva essere la vita a quel tempo e capire che l’importanza che diamo oggi a certi eventi non è la stessa che si dava a quei tempi.
Così le prime settimane, dopo il lavoro, ho trascorso ore e ore sul Portale, cercando di trovare tutti i miei avi, alternando emozioni positive, quando trovavo qualcosa di interessante per la mia ricerca, e negative, quando gli atti sul monitor del computer non restituivano i risultati sperati, e quindi mi sarei dovuto nuovamente mettere alla ricerca.
Da allora sono passati ormai quattro anni e il mio albero genealogico è un rigoglioso albero di oltre 300 anni con circa 1000 persone tra parenti, affini e attinenti, suddivisi in 12 generazioni.
Continuando la mia ricerca, ho completato l’analisi dei dati presenti sul Portale Antenati e mi sono rivolto a vari Archivi di Stato, ora per richiedere i catasti onciari, ora per richiedere i dati dei distretti militari, ora per richiedere atti di processi penali.
E così, in questa interminabile ricerca, vengono fuori conferme ad alcuni racconti familiari e sorprese che mai nessuno aveva raccontato!
La prima scoperta è che mia nonna paterna aveva una sorella di cui non avevo mai sentito parlare. Ne scopro l’esistenza scorrendo gli indici decennali dei nati a Canosa di Puglia e leggendo il nome Lamanna Nunzia di Vincenzo. Sarebbe facile trovare conferma se l’atto fosse disponibile, purtroppo però non ho modo di cercare l’atto.
Il primo indizio è che questa bambina portava il nome uguale a quello della nonna materna. Il secondo indizio è che nelle mie ricerche non ho mai trovato un omonimo di Vincenzo.
Allora ho provato a chiedere informazioni alla cognata di mia nonna, ma sostiene che a lei non sia mai stato detto dell’esistenza di questa bambina.
Tuttavia, la conferma che quella bambina sia effettivamente la sorella di mia nonna, mi è arrivata da alcune cartoline spedite dal padre Vincenzo quando si trovava al fronte, nelle quali manda i saluti alla moglie e alle figlie Savina e Nunzia. È lei!
Purtroppo Nunzia morirà a 5 anni nel 1919. Tuttora mi chiedo come mai mia nonna non abbia mai raccontato la storia di questa sua sorella minore, ma credo non troverò mai risposta a questa domanda..
L’altra ‘storia nella storia’ genealogica che ho scoperto era un racconto di mio nonno materno, il quale sosteneva di non aver partecipato alla prima guerra mondiale perché alla visita di leva, sostenuta all’età di 16 anni e mezzo, era risultato troppo basso e per questo schernito dall’ufficiale medico che lo fece salire su un banco gridando a tutti i presenti: “Guardate che soldati caccia l’Italia!”.
Quando mio nonno raccontava questo episodio appariva, ai miei occhi di bambino, un “omone” di oltre un metro e settanta.
Ho cercato nel distretto militare la sua visita di leva e lì risulta che il giorno della visita di leva era alto 1 metro e 42 e per questo venne riformato per difetto di statura.
Dopo 6 mesi però divenne l’ ”omone” che ricordo, si sposò ed ebbe 8 figlie e 19 nipoti, morendo alla veneranda età di 98 anni.
È stata una fortuna che lui sia cresciuto con calma: prima di tutto per lui e poi per noi discendenti, perché a quest’ora, se fosse partito per la guerra, avremmo potuto non essere mai nati.
E poi ho scoperto tante altre piccole storie di vita quotidiana che, raccontate dopo secoli, emozionano.
La ricerca, e di conseguenza la storia della mia famiglia, continua…!