Guglielmo Marconi (1874-1937)
Guglielmo Giovanni Maria Marconi nacque a Bologna il 25 aprile 1874, da Giuseppe, ricco proprietario terriero, e Annie Jameson, irlandese, nipote del fondatore della nota distilleria Jameson&Son.
Trascorse l’infanzia nella villa di famiglia nei pressi di Sasso Marconi (BO), dove ricevette un’istruzione prevalentemente privata, saltuaria e d’impostazione fortemente sperimentale. Questo, assieme alla frequentazione dello scienziato Augusto Righi, segnò indelebilmente il suo percorso. Ancora giovanissimo, infatti, cominciò a dedicarsi da autodidatta agli esperimenti di trasmissione dei segnali a distanza, fino a quando, tra l’estate e l’autunno del 1895, l’apparecchio a cui stava lavorando riuscì a trasmettere e ricevere segnali per oltre un miglio, anche in presenza di ostacoli naturali.
La sensazionalità e l’utilità delle sue invenzioni resero necessario il suo trasferimento nel Regno Unito, al fine di ottenere più agevolmente i finanziamenti per il perfezionamento dei suoi lavori. Si trasferì a Londra e lì, il 2 luglio 1897, ottenne il brevetto per un sistema di telegrafia senza fili. In quello stesso periodo, inaugurò anche la prima azienda di sua proprietà, la Wireless Telegraph and Signal Company.
Di pari passo alla crescita della sua fama, anche le sue invenzioni si affinarono sempre di più, sino a consentire trasmissioni di segnali oltreoceano. Queste sperimentazioni vennero definitivamente messe a punto nel 1907, tanto che nell’ottobre di quello stesso anno la sua azienda, ribattezzata Marconi Company, inaugurò il primo servizio pubblico di radiotelegrafia attraverso l’oceano Atlantico, permettendo alle navi di lanciare l’SOS senza fili.
L’utilità del radio soccorso in mare si rese palese il 23 gennaio 1909, quando grazie all’efficienza di questo apparecchio si riuscirono a salvare gli oltre 1700 passeggeri del transatlantico Republic, che stava per affondare a causa di uno speronamento.
Questo evento di risonanza mondiale fu decisivo anche per l’assegnazione del premio Nobel per la fisica di quello stesso anno, che Marconi condivise con il fisico tedesco Carl Ferdinand Braun.
Gli anni successivi continuarono fitti di sperimentazioni e progressi, soprattutto a partire dal 1919 quando acquistò il panfilo “Elettra”, che allestì a stazione per le sue ricerche, dando vita ad alcuni dei più celebri esperimenti di trasmissione di segnali tra un continente e l’altro.
Negli anni a seguire, Marconi fu insignito di diverse cariche istituzionali: nel 1927, fu nominato presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e, nel 1930, della Regia Accademia d’Italia, diventando automaticamente membro del Gran consiglio del fascismo.
Inoltre, quando il 12 febbraio 1931 fu inaugurata la stazione della Radio Vaticana, il cui saluto di apertura venne tenuto dallo stesso Marconi e dall’allora pontefice Pio XI, questo servizio gli valse la nomina di Accademico pontificio e il conferimento della Gran croce dell’Ordine di Pio IX.
A seguito di una grave crisi cardiaca, Guglielmo Marconi morì a Roma il 20 luglio 1937.
La rilevanza nazionale della sua figura e la considerazione del suo ingegno furono manifestati con la celebrazione dei funerali di Stato, cui parteciparono eminenti personalità del tempo, tra cui lo stesso Benito Mussolini, assieme a una folla di oltre 500 mila persone. Il suo volto venne anche inciso anche nelle banconote da 2000 lire emesse tra il 1990 e il 1992.
Puoi consultare l’atto di nascita sul Portale Antenati: Archivio di Stato di Bologna > Stato civile italiano > Bologna > Registro 287
A margine, presente la nota di cancelleria che segna l’avvenuto matrimonio con la prima moglie, l’irlandese Beatrice O’Brien, che venne celebrato a Londra il 16 maggio 1905 e dalla quale Marconi divorziò nel 1924. Poco sotto, è segnato l’atto di matrimonio con la seconda moglie, Maria Cristina Bezzi-Scali, avvenuto a Roma il 12 giugno 1927.
L’originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Bologna.
Per approfondimenti sulla figura di Guglielmo Marconi, vedi la voce del Dizionario Biografico degli Italiani a cura di Maria Grazia Ianniello.