Tito (1890-1918) e Giacomo (1888-1969) Acerbo
Tito Giuseppe Zopito Acerbo nacque a Loreto Aprutino (PE) il 4 marzo 1890, da Olinto e Marianna De Pasquale.
Ricevuta una prima istruzione al seminario arcivescovile di Chieti e al regio liceo di Fermo, si laureò a Firenze per poi arruolarsi come volontario nell’esercito, allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Per le abilità in campo e il profondo senso del dovere, fu promosso Capitano, venendo decorato con due medaglie d’argento al valor militare. Ma a valergli la medaglia d’oro alla memoria furono il suo carisma e il senso di sacrificio, nella notte del 15 giugno 1918, quando, benché ferito, fu una delle figure chiave per bloccare il tentativo di penetrazione del nemico austro-ungarico sul Piave.
Morì sul campo il mattino successivo, il 16 giugno 1918.
Suo fratello Giacomo Vincenzo Aurelio nacque a Loreto Aprutino (PE) il 25 luglio 1888.
Anch’egli compì gli studi classici tra Chieti e Fermo, mentre conseguì la laurea in Scienze agrarie a Pisa, nel 1912.
Fu attivo nella vita comunale del suo paese fino all’arruolamento alle armi come volontario, distinguendosi in numerose battaglie per le quali venne più volte decorato. Alla morte di Tito, fu congedato.
Da lì si dedicò alla carriera universitaria e politica. Dapprima avvicinandosi ai socialisti e poi favorendo la nascita del Fascio provinciale di combattimento nella provincia di Teramo, ottenendo cariche di coordinamento sempre più rilevanti.
Nel 1921, fu eletto deputato in Parlamento e nel 1923 legò il suo nome alla nota “legge Acerbo”, che mirava a riformare il sistema elettorale secondo un principio maggioritario.
Durante la sua carriera politica fu Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (1922-24), Vicepresidente alla Camera dei Deputati (1929), Ministro dell’agricoltura e delle foreste (1929-1935), Ministro delle Finanze (1943).
Nel 1942, votò per l’esautorazione dei poteri di Mussolini, definendosi “umile servo del re” Vittorio Emanuele III. Tuttavia, alla firma dell’armistizio, l’8 settembre 1944, fu condannato a morte in contumacia, ma riuscì a scappare, rifugiandosi nella casa natale di Loreto Aprutino.
Dopo mesi di fuga, fu arrestato e condannato a 48 anni di prigione.
Scontò un breve periodo nel carcere dell’isola di Procida, dove insegnò matematica ai detenuti. Poiché, annullata la sentenza, venne liberato, riammesso al voto e riabilitato alla docenza universitaria, a cui si dedicò negli ultimi anni della sua vita, occupandosi di numerosi scritti di economia e politica agraria.
Giacomo Acerbo morì a Roma il 9 gennaio 1969.
La storia dei due fratelli è strettamente legata alla celebre “Coppa Acerbo”, che Giacomo nel 1924 volle inaugurare e intitolate alla memoria di Tito, prematuramente morto in guerra. Si trattava di una delle corse d’auto di maggiore rilevanza dell’epoca, un circuito di grande difficoltà tra le colline pescaresi a cui prendevano parte i nomi più celebri delle case automobilistiche. L’ultima edizione si tenne nel 1961.
Puoi consultare gli atti di nascita sul Portale Antenati.
Per Tito Acerbo: Archivio di Stato di Pescara, Stato civile italiano, Loreto Aprutino, 1890
Per Giacomo Acerbo: Archivio di Stato di Pescara, Stato civile italiano, Loreto Aprutino, 1888
Gli originali sono conservati presso l’Archivio di Stato di Pescara
Per approfondimenti sulla figura di Giacomo Acerbo, vedi la voce del Dizionario Biografico degli Italiani a cura di Antonio Parisella.