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Nazionalità: Argentina

Mi chiamo Angelo Gallardi, vivo in Argentina e come molti altri discendenti di immigrati, il mio interesse per la genealogia si è risvegliato raccogliendo i documenti per la cittadinanza italiana, poco più di 4 anni fa. L’interesse non si è fermato a quei documenti e partendo da un piccolo e limitato albero che ho fatto da bambino come compito per la scuola, ho aggiunto lentamente innumerevoli nomi e ho scoperto molte persone e eventi che li circondavano, di cui sono sicuro che né i miei nonni e forse neanche i miei bisnonni, conoscevano. Nel corso del tempo, ho scoperto a casa di mia nonna una scatola piena di fotografie antiche con alcune persone che conoscevo e altre no. A poco a poco, e grazie alle annotazioni sul retro di alcune fotografie, ho associato volti a persone che avevo già nel mio albero.

Questa storia è legata alla mia trisnonna, Maria Gaja (o Gaia, come compare in alcuni documenti, anche se Gaja è come è stata annotata nel suo atto di nascita ed è quello che considero valido), e in particolare a una fotografia nella scatola.

Maria Gaja (o Carolina Gallardi, come la chiamavano per il suo cognome da sposata) nacque il 3 ottobre 1868 ad Alpignano, e ho scoperto che suo padre, Carlo Gaja, morì appena 3 giorni dopo, alla giovane età di 30 anni. Nell’atto di nascita di Maria si può leggere in riferimento a Carlo e non stato presentato da quest’ultimo il detto bambino attesa la grave di lui malattia. In questo modo, Marietta Spinoglio, moglie di Carlo e madre per la prima volta, rimase vedova all’età di 20 anni con una bambina appena nata.

Maria Gaja a 16 anni

D’altra parte, c’è la foto della scatola, piuttosto rovinata e maltrattata, anche se (per fortuna) con tutti i volti intatti: in essa si trova Maria Gaja, di circa 28 anni, insieme a 6 bambini (alcuni già adolescenti). Conoscevo alcune foto di Maria già anziana, e quindi non è stato difficile riconoscerla da giovane. Ma… chi erano gli altri 6 bambini e perché erano tutti nella stessa foto? Qual era la relazione della mia trisavola con loro? A peggiorare le cose, le annotazioni sul retro, dove erano chiaramente indicati i nomi di ognuno, erano scarsamente leggibili e incomplete dove la carta era strappata. Marietta rimase vedova molto giovane, quindi non potevano essere figli suoi con Carlo. E se si fosse risposata e avesse avuto altri figli? Era la cosa più probabile, ma dovevo verificarlo e non sapevo né dove cercare, né in quali date.

La risposta su chi fossero me l’ha data un’annotazione sul retro dell’unica foto che ho di Marietta, che dice “Maria Spinoglio Rueff / Mamma di Carolina, Bianca, Mercedes, Rina, Edmondo, Dino”. Attualmente vedo chiaramente i nomi, ma in quel momento non capivo del tutto la calligrafia, anche se vedevo chiaramente “Mamma di…” seguito da 6 nomi. Un problema era risolto: erano fratellastri di Maria! Marietta si sposò con un uomo di cognome Rueff e ebbe altri figli. Quest’uomo era Antonio Rueff, del quale c’era anche una foto con il suo nome sul retro.

Marietta Spinoglio e Antonio Rueff (sopra); retro della foto di Marietta (sotto)

Ora, c’erano altre domande: Quando e dove si sono sposati Marietta e Antonio? Quando e dove sono nati i loro figli? Beh, è passato molto tempo prima che potessi sapere tutto questo. La risposta alla seconda domanda è stata ciò che ho trovato per primo. Ho cercato senza successo ad Alpignano (dove è nata Maria), Moncalvo (dove sono nati Marietta e Carlo Gaja) e dintorni. Poi ho cercato, parrocchia per parrocchia, tra i numerosi archivi parrocchiali su Family Search relativi a Vercelli, città dove Maria Gaja e Giuseppe Gallardi si sono sposati e dove Marietta risultava vivere nell’atto di matrimonio di entrambi. Ho avuto la fortuna di trovare i nati di 3 dei bambini: Romualdo (1887, qui ho capito che “Dino” era in realtà Romualdo), Edmondo (1888) e Rina (1893). Per quanto abbia cercato, non ho trovato né Bianca né Mercedes.

Il successivo progresso significativo nella ricerca è avvenuto quando, con date approssimative e grazie all’aiuto dell’Ufficio di Stato Civile di Vercelli, ho trovato gli atti di morte di Marietta Spinoglio (1907, a 58 anni) e Antonio Rueff (1911, a 68 anni) in quella città. Nell’atto di Marietta si trovava un dato chiave per avanzare con la ricerca: uno dei dichiaranti era suo figlio Romualdo, che al momento risiedeva a Torino. Pertanto, l’indagine è proseguita a Torino e nei suoi indici di nascita, matrimonio e morte. Lì, ho scoperto che Bianca aveva sposato nel 1905 con Beniamino Giuseppe Panigata. A sua volta, i documenti allegati al matrimonio mi hanno fornito il dato che cercavo: Bianca era nata a Biella nel 1879. Grazie al portale Antenati, ho potuto accedere al suo atto di nascita. Mancava solo Mercedes.

Risulta che tra i nati a Torino c’era un nome che ha attirato la mia attenzione: Teresio Romualdo Mario Beniamino Rueff, nato nel 1907. Risultava essere figlio di Mercedes “dalla sua unione con uomo celibe non parente, nè affine di essa” (il nome del padre non era indicato). Nel registro di nascita di Teresio c’era un’annotazione sul suo matrimonio con Clara Carlotta Toffano nel 1941, a Padova. Infine, tra gli allegati di tale matrimonio, ho scoperto che Mercedes era nata a Intra, Verbania, nel 1884. Nuovamente, grazie ad Antenati, ho potuto vedere questo atto. Finalmente, avevo trovato tutti i bambini.

Ora mancava solo rispondere alla prima domanda: Quando e dove si sono sposati Marietta Spinoglio e Antonio Rueff? Penso che trovare queste informazioni sia stato più difficile che trovare le nascite di tutti i bambini, ma lo riassumerò: dopo aver cercato ad Alpignano, Moncalvo e Vercelli, ho deciso di cercare a Milano, poiché nell’atto di morte di Antonio figurava come suo luogo di nascita (un altro dato chiave). Limitando gli anni tra la morte di Carlo Gaja e la nascita di Bianca Rueff e grazie agli indici di Milano, sono riuscito finalmente a trovare il tanto cercato matrimonio: entrambi si sposarono a Milano alla fine del 1874. Finalmente, la famiglia era completa.

Cosa è successo alla vita di ciascuno dei bambini? Bene, ho continuato a cercare e attualmente so che:

Bianca (il cui secondo nome era Maria) è rimasta vedova nel 1921 alla morte di Beniamino a 51 anni, dopo 16 anni di matrimonio. Nel 1924 si è risposata, questa volta con il Dott. Desiderio De Stefanis. È morta a Bordighera nel 1944, a 64 anni.

Desiderio De Stefanis e Bianca Rueff a Bordighera (1938)

Mercedes (il cui secondo nome era anche Maria) si è sposata a Venezia nel 1931 con il “dottore in legge” Giacomo Roncali, e probabilmente ha vissuto lì fino alla sua morte. Giacomo ha adottato Teresio (il figlio di Mercedes) nel 1937. Recentemente sono riuscito a parlare con una nipote di Teresio e Clara (figlia di un fratello di Clara) che vive in Messico, la quale gentilmente mi ha fornito ulteriori dettagli sulle loro vite e sul loro periodo trascorso in quel paese.

Mercedes Rueff a Padova (1921)

Romualdo (nome dato in onore del suo padrino Romualdo Spinoglio, fratello di Marietta, e il cui nome completo nel suo atto di battesimo è Romualdo Carlo Aristide Antonio Rueff) si è sposato con Elvira Prat (non so dove né quando) ed emigrarono in Argentina intorno al 1910. A Buenos Aires sono nati due figli (1912 e 1914). Poi, nel 1920, hanno emigrato e si sono stabiliti in Brasile. Che sia per divorzio o per la morte di Elvira, Romualdo si è risposato con Maria Wobeto nel 1952, e hanno avuto, per quanto ne so, 2 figli. Ho trovato attualmente discendenti dal primo e dal secondo matrimonio, ma sono riuscito a parlare solo con un discendente del secondo. Non ho mai saputo cosa sia successo a Elvira né al suo figlio nato nel 1914. Romualdo è morto in Brasile nel 1961, a 74 anni.

Edmondo (il cui vero primo nome era in realtà Placido, probabilmente in onore di Placida Spinoglio, sua madrina e sorella di Marietta, e il cui nome completo nel suo atto di battesimo è Placido Edmondo Giovanni Rueff) morì all’età di soli 26 anni nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, e fu decorato nel 1916 con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Nel sito dell’Istituto del Nastro Azzurro si descrive la motivazione di tale distinzione: “Mentre combatteva strenuamente per mantenere una posizione di grande importanza, veniva colpito a morte”. In una delle sue foto della scatola si legge sul retro: “Nella grande guerra colpito morto mentre portava un ordine al comando”. Infine, nell’Albo d’Oro dei militari italiani caduti nella Grande Guerra si legge a suo riguardo: “Sottotenente in servizio attivo 12° reggimento bersaglieri, nato il 5 ottobre 1888 a Vercelli, distretto militare di Vercelli, morto il 1° giugno 1915 nel Settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento”.

Edmondo Rueff (1913)

Di Rina (il cui nome completo nel suo atto di battesimo era Rina Margarita Luigia Rueff, probabilmente in onore del suo padrino Luigi Spinoglio, un altro fratello di Marietta), non hotrovato altro che il suo certificato di battesimo. L’ho vista solo nominata nel 1941 nell’obitorio di Giuseppe, marito di Maria Gaja, insieme a Bianca e Mercedes:

Busta che conteneva alcune foto

Alcuni potrebbero chiedersi, ma… non erano 6 i bambini sconosciuti? Fino ad ora ho parlato solo di 5. Beh, la questione è che non sono mai riuscito a sapere chi fosse la ragazza a destra nella foto, quella che si trova di profilo. Tutto indica che non sia figlia di Marietta (nei nomi della foto di lei non compare come sua figlia).

Io penso che fosse figlia di un matrimonio precedente di Antonio Rueff, dato che sembra essere più grande di Bianca. Questa è stata una delle domande che ho fatto all’unico discendente di Romualdo con cui ho potuto parlare (una persona del Brasile). Lui si impegnò a chiedere nella sua famiglia, ma la sua risposta non mi è mai arrivata.

Finalmente, sapere tutto questo sarebbe stato impossibile senza le note dietro alle foto. La scatola delle foto conteneva una vecchia busta con scritto “Fotografie Carolina Gallardi Gaja e figli”, che suppongo Maria, ormai anziana, abbia inviato a suo figlio (il mio bisnonno) in Argentina, dato che fino a quanto ne so, non c’era nessun altro a cui lasciarle in Italia una volta che lei non ci fosse più (i suoi due figli erano emigrati in Argentina). Le calligrafie sulla busta e sulle foto sono molto simili, ed è molto probabile che tutte siano state scritte da Maria. Penso che lei non volesse che questa storia si perdesse, e oggi, a quasi 72 anni dopo la sua morte, ha contribuito a evitare che ciò accadesse.

Maria Gaja (1925)

Ritratto di Raffaele Soldano in età giovanile.

E’ importante precisare che al momento della ricerca di mio nonno non avevo nessun tipo di informazione, nemmeno il suo nome, solo la presunzione che fosse italiano e nient’altro, con i miei genitori non ho legami per più di 20 anni, per i quali l’odissea è stata un lancio di una moneta. Il 16 giugno 2021 ho iniziato il percorso verso l’ignoto, mobilitato da una strana sensazione come scrivere un messaggio in una bottiglia e lanciarlo in mare sperando che un giorno lontano qualcuno si metterà in contatto. Il primo passo è stato richiedere l’atto di nascita di mio padre Leopoldo. Il 23 giugno ricevo il primo segno, il nome di mio nonno era RAFAEL.

Il 6 luglio mi sono svegliato presto e ho iniziato a indagare su come ottenere quell’informazione, e navigando su internet ho consultato il sito www.cognomix.it e ho scoperto che il cognome Soldano era registrato a Salerno, Sant’Angelo a Fasanella, Baronissi e Battipaglia. Casualmente ho iniziato a cercare Sant’Angelo a Fasanella nel sito antenati.cultura.gov.it  e miracolosamente ho trovato il certificato di nascita, il terzo segno.

Ritratto di Raffaele Soldano in età anziana.

Con questa motivazione, il 24 giugno ho richiesto il certificato di matrimonio dei miei nonni, Rafael e Rosa, il 5 luglio ho ricevuto il secondo segno, Rafael è decisamente italiano nato in provincia di Salerno. L’emozione mi ha scosso, mio ​​nonno, le mie radici erano già definite, ora dovevo reperire il certificato di nascita di Rafael.

È stato un momento magico, molto emozionante, mobilitato da tanti segni, ho cominciato ad assorbire informazioni su Sant’Angelo, ho immaginato l’infanzia di mio nonno. Sant’Angelo a Fasanella è un paese magico, ogni volta mi sono sentito parte di quel luogo da sogno. Mi chiedevo, ci saranno dei parenti stretti? Con la meraviglia della tecnologia, perché senza questo strumento tutta questa storia sarebbe stata impossibile, ho individuato in paese un gruppo che promuove attività culturali e turistiche sulle reti, ho lasciato un messaggio il 7 luglio 2021.

Il giorno successivo appare il quarto segno, ricevo questo messaggio totalmente inaspettato:

“Salve buongiorno. Grazie per avermi contattato Le farò avere notizie, ho parlato con la mia mamma ed in realtà saremmo proprio noi ,vostri parenti perché la mia nonna di chiamava Soldano Barbara Marianna le lascio il recapito della mia mamma e cercheremo di metterci in contatto, io mi chiamo Luigi Marino, sono anche su Facebook. Mia mamma si chiama Livia Scala e questo è il suo numero. Tuo nonno alla fine era il fratello di mia nonna”.

Non potevo credere a quello che stava succedendo, improvvisamente sono apparsi nella mia vita, mio nonno, i miei cugini, i miei nipoti, l’emozione mi ha travolto, il destino o la casualità, era un sogno diventato realtà. In 22 giorni ho ritrovato la mia famiglia, le mie radici e la mia vita si è riempita di colori e di magia.

Ritratto recente di Livia Scala.

Conoscere mia cugina Livia, ha creato il ponte con i miei antenati e con la mia bella famiglia italiana suscitando forti emozioni.

Senza tempo da perdere, e con l’emozione alle stelle, abbiamo iniziato con Livia a mettere insieme uno straordinario albero genealogico, pensando che da un giorno all’altro la vita mi desse l’opportunità di ritrovarli.

E in quella magica ricerca sono comparsi i miei zii Mena, María, Ninno, Ciccio, Raffaele e Antonio, i miei cugini Livia, Mary, Luigi, María Cristina, Roberta, Letizia, Simona, Raffaele, Michele, Franca, Emiliana, Virginia, Verónica , Vicky , Roberta, i miei nipoti Luigi, Carmencita, Giuseppe (Pepito).

Tutti mi hanno accolto con un amore come se il tempo non fosse passato, non so spiegare a parole cosa provo per ciascuno di loro, chiedo solo a Dio di permettermi di viaggiare molto presto per sciogliermi in un abbraccio infinito.

I discendenti della famiglia Soldano puntano su Sant’Angelo a Fasanella, luogo che dal 1700 ospitò gran parte delle generazioni.

“La famiglia è come i rami di un albero, alcuni prendono direzioni diverse, ma le radici sono sempre le stesse”. Come gli alberi ancorati alle loro radici, sostenuti e nutriti, sono nutrito dalla mia storia, dal mio paese Sant’Angelo a Fasanella, dai miei antenati. Da lì cresco, da lì vengo, prendo e apprezzo tutto ciò che ho. Riconosco la mia origine, sento la mia terra, senza evitare ciò che mi terrorizza. Dimenticare e negare non è altro che tagliare le proprie radici con la forza che danno. Se li taglio, chi sono? Da dove vengo? dove sto andando? Cerco di sentirli per trovare dove sono io, per coltivare i rami, quelli che oggi sbocciano.

Dopo 50 anni ho ritrovato la mia origine, la mia città, e la dico così, anche se non la conosco personalmente, perché mi sento come se fossi cresciuto lì, perché sento di avere legami sentimentali per tutta la vita, con persone che mi danno amore e che hanno cambiato la mia vita per sempre. La magia della ricerca delle radici ha a che fare con la storia passata, ma soprattutto con il legame con il presente e il futuro. È vero che il passato ci dà identità, ma non definisce chi siamo oggi.

Non siamo il nostro passato ma quello che abbiamo fatto e stiamo facendo per migliorarlo, andare avanti e ricostruirci. Questo atteggiamento è ciò che ci definisce, quello che mostra chi siamo veramente e quello che ci accompagnerà per tutta la vita. Solo il nostro presente può definirci, è nel momento presente che le nostre azioni ei nostri pensieri determinano chi siamo. Siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo, senza memoria non esistiamo e senza responsabilità potremmo non meritare di esistere.

CONCLUSIONE

Grazie al portale Antenati ho potuto scoprire mio nonno, i miei antenati e incontrare la mia famiglia, senza di te questo viaggio non sarebbe stato possibile, ti porto per sempre nel mio cuore.

Ritratto di Bernardo Balestra del 1892

Nella mia famiglia ho quattro bisnonni di origine italiana, di cui ho solo una limitata conoscenza, ma c’e una quinta linea del mio albero genealogico che arriva fino a mia nonna paterna: il suo nome è Gicela Balestra.

Questa storia risale all’anno 1817, quando nacque Giacomo Balestra da Francesco e Petronilla Cassini a Sanremo in Liguria. Francesco era capitano di mare come tanti altri liguri suoi conterranei: i suoi figli hanno scelto di intraprendere lo stesso mestiere. Insieme a suo fratello maggiore Angelo, Giacomo Balestra decise di venire  in Argentina con le sue navi.

In Argentina i fratelli Balestra si sono dedicati a vendere olio, tabacco e cuoio nei diversi porti tra cui Asunción e Buenos Aires. Sotto la dittatura di Juan Manuel de Rosas, le loro navi furono, però, confiscate. Per questo motivo, Giacomo si trasferì in Goya (provincia di Corrientes) dove sposò Petronila Echavarría, figlia di spagnoli, dedicandosi, da quel momento, all’allevamento e all’agricoltura. Ho rintracciato un documento del 1854 in cui Giacomo appare come uno degli organizzatori della colletta di denaro fatta in Goya per la creazione dell’ospedale italiano di Buenos Aires. Invece Angelo sposò María de los Santos Espíndola in Entre Ríos  e partirono insieme per il Paraguay.

Passoporto di Giacomo Balestra del 1846

Giacomo e Petronila hanno avuto molti figli. Uno era Bernardo, il padre del mio bisnonno, che ha cominciato a studiare medicina a Buenos Aires ma, dopo la morte di suo padre, è dovuto tornare a Goya per continuare ad occuparsi degli affari di famiglia. È stato presidente del Club Social Argentino in tre occasioni e sindaco di Goya nel 1899. Ha partecipato alla creazione della Escuela Normal, la prima istituzione educativa locale, e fu il primo direttore del Banco Nación della città. Oggi, una strada porta il suo nome. Bernardo aveva un fratello chiamato Juan Bautista Balestra, che era avvocato e che è stato deputato nazionale nel 1888, ministro della giustizia nel 1892, governatore della provincia di Misiones nel 1893 e Gran Maestro della Massoneria nel 1906. Oggi diverse scuole del paese portano il suo nome.

Bernardo era il padre di José Leòn Balestra, mio bisnonno, che si è dedicato all’allevamento e all’agricoltora ed è stato uno dei più importanti “estancieros” della provincia, comparendo su diverse riviste specializzate dell’epoca. Sua figlia era Gicela Balestra, mia nonna, che si è presa cura di me fin da bambino, mi portava al parco, a scuola, mi ha portato in viaggio in molti luoghi e mi dava, segretamente, molte caramelle.

Vincenzo Lanza ed Egidia Raimondi, bisnonni di Tursi

Sono nato a Pergamino, provincia di Buenos Aires, in Argentina, nel 1987. I primi documenti della famiglia Lanza in Pergamino sono del 1894. Mi sono sempre interrogato sui miei antenati e sulla storia della mia famiglia. L’Argentina è un paese costruito da immigrati e la mia famiglia è interamente composta da immigrati. Dei miei otto bisnonni, sei sono italiani e due sono francesi. Ecco perché mi sono semprechiesto quale fosse la mia reale provenienza: Da dove vengo? per quale motivo i bisnonni sono venuti dall’Italia all’Argentina?; come sono venuti dall’Italia e sono finiti in una città come Pergamino? perché proprio a Pergamino?

I miei parenti non avevano molte informazioni sulle loro origini ma un mio cugino era intanto riuscito a scoprire o aveva mantenuto memoria che eravamo originari di Tursi, in Italia, e che il mio bisnonno, Vincenzo Lanza, nacque proprio lì intorno al 1860. Fu questo il mio punto di partenza.

Il funzionario dell’ufficio di stato civile di Tursi, Antonio Agata, mi ha aiutato moltissimo. Grazie a lui conosco l’origine della mia famiglia e gli sarò eternamente grato. Quando Antenati ha pubblicato l’archivio dello stato civile di Matera ho potuto verificare personalmente ogni registro di Tursi.

Ho scoperto che la mia famiglia non era molto numerosa e che molti membri morirono in giovane età. Allo stesso modo, adesso non vedo l’ora di indicizzare i nomi degli atti di stato civile di Matera per cercare i Lanza dell’intera provincia. Deve esserci qualcos’altro sui Lanza in una città vicino a Tursi che potrebbe aiutarmi a proseguire le mie ricerche!

Vincenzo Lanza ed Egidia Raimondi, i miei bisnonni tursitani, arrivarono da Tursi a Pergamino nel 1893 con due figli: Giuseppe e Maria Grazia. A Pergamino ebbero altri nove figli: Domingo, Generoso, Vicente (Vincenzo in spagnolo, mio ​​nonno), Salvador, Dolores, Antonio, Francisco, Emilia e Maria Carmen. Vicente e mia nonna María Celia ebbero mio padre: Angel Vicente.

Albero genealogico di Ulises Lanza

Il mio progetto è molto ambizioso pur se, per il momento, il mio albero genealogico si arresta con il nome del mio antenato Vincenzo Lanza, nato tra il 1740 e il 1750 e morto nel 1801. Il mio desiderio è di continuare a indagare, ma sfortunatamente i registri della chiesa di Tursi sono andati persi in un incendio negli anni ’80.

Ritratto della famiglia Tassile a Buenos Aires nel 1948

Da quando ero molto piccola ero curiosa di sapere qualcosa di più sulla mia famiglia. Sono argentina (come i miei genitori), ma le mie radici sono in Spagna e in Italia.
Un giorno iniziai a pormi delle domande. Mi chiesi: come si saranno chiamati i nonni dei miei nonni? E quelli che nacquero prima di loro? Dove nacquero? Quando? E fu così che iniziai la ricerca. I miei nonni erano già morti e i miei genitori e i miei zii sapevano alcune cose, ma non troppe.
Tutto questo è accaduto quando Internet era già diventato uno strumento estremamente prezioso. Quando ho iniziato questa ricerca il primo sito che ho visitato è stato “Friuli in prin”. Il secondo “Antenati”. Il terzo “La storia delle famiglie di Porpetto”. Con pazienza e senza scoraggiarmi sono riuscita a ricostruire la storia di una parte della mia famiglia.
È difficile esprimere a parole la gioia che ho provato quando, improvvisamente, ho trovato dati riguardanti i miei bisnonni. Il mio entusiasmo è cresciuto di giorno in giorno. E, quasi senza accorgermene, ho iniziato una “ricerca genealogica”. È stato un percorso durato molti anni; un percorso che non è ancora arrivato alla fine. Il passo successivo è stato iniziare a costruire l’albero genealogico e vedere come cresceva, come i rami si moltiplicavano. E successivamente, scoprendo ogni giorno qualcosa in più, sono riuscita a mettermi in contatto con parenti che non sapevo nemmeno che esistessero.
C’è molta gente che ritiene queste questioni di nessun valore. Chiaramente non è il mio caso.
Volevo sapere da dove venivo. Grazie a tutte queste persone, che fino a poco tempo fa non avevano un nome, io sono in questo mondo. Mi ha sempre reso molto triste pensare a tutti quelli che hanno reso possibile la mia vita e a quelli che già più nessuno ricorda. Io vorrei ricordarli in qualche modo; vorrei portare questo passato nel mio presente e nel futuro di quelli che verranno.
Mio nonno e suo fratello combatterono nella Prima Guerra Mondiale. Mio nonno fu un eroe di guerra e suo fratello morì durante la guerra. Purtroppo mio nonno è morto molto prima che io nascessi. E non smetto di pensare a quante storie avrebbe potuto raccontarmi.

Ritratto di Erminia Bernardinis e di Alberto Tassile nei passaporti del 1923

Erminia Bernardinis e Alberto Tassile; la nonna nata a Porpetto e il nonno ad Ariis. Arrivarono in Argentina dal loro Friuli nel 1923, lasciandosi alle spalle i loro cari, che purtroppo non avrebbero mai più rivisto. Fu qui, in Argentina, che nacque la loro famiglia. Qua nacquero i loro figli (Rina, Tea, Lino, Victorio Antonio, Rina Norma e Ada María Teresa), i loro nipoti (Marcela, Claudia, Fabio, Gustavo, Luis, Martín e Flavia) e il loro bisnipoti (Melina, Natalia, Dana, Renata, Daniela, Cecilia, Martín, Pablo, Agustina e Gonzalo). Con il passare degli anni molte cose sono andate perdendosi. Sono rimaste quelle più importanti. Da loro abbiamo imparato il valore dell’impegno e del lavoro e l’importanza dell’onestà. Ci hanno lasciato storie che ricordo ancora oggi, alcune mi fanno sorridere e altre piangere. E un pezzettino di quella terra natia continua a vivere nel mio cuore. Possa essere questo il mio ricordo e il mio omaggio a due persone amate.

Famiglia Fasanella

A) Famiglia Fasanella- La Pasta
Circa 16 anni fa, ho iniziato a ricercare i miei cognomi, i miei antenati e a costruire il mio albero genealogico.
All’inizio è stato molto difficile. Dopo alcuni anni, sono stato in grado di ottenere informazioni da diverse fonti,
Ho controllato uno per uno, i documenti pubblicati dal sito di Familyserch, leggendo centinaia, anzi migliaia di certificati di nascita, di morte e di matrimonio del Comune di Rotonda in provincia di Potenza, Basilicata. L’ho fatto, dal momento in cui il comune di Rotonda, mi ha confermato che la mia bisnonna Filomena La Pasta, era nata lì, così come il mio bisnonno Antonio Fasanella.

Carmen Fasanelli

Entrambi sono arrivati a Buenos Aires, Argentina, il 2 marzo del 1882, con i tre figli: Carmen, 6 anni, Maria Rosa, di 4 anni e un bambino di mesi, chiamato Giuseppe.
Dai documenti, ho scoperto che la madre del mio bisnonno di nome Maria Rosa Di Cristofaro, sua madre, Angela Cantisani, e diversi membri della sua famiglia, morirono nel corso di un’epidemia di colera nel 1855 a Rotonda.
Il padre del mio bisnonno Antonio Fasanella, si chiamava Nicola, era figlio di Giuseppe Fasanella e di Maria Sarno, nipote di Nicola Fasanella e di Rosa Di Tomaso, e pronipote di Giuseppe Fasanella e di Maddalena Peluso. Appaiono anche tra i miei antenati di Rotonda, i cognomi: Cataldo, La Pasta, La Valle, Di Jacovo, Di Giano, Propato, ecc.

Famiglia di Luzio Farina

B) Famiglia Farina- Fiadone
Dai miei antenati materni, tutto quello che ho potuto scoprire, lo devo al portale Antenati .
Il mio nonno Luzio Farina, nacque ad Atessa, in provincia di Chieti. Egli arrivò in Argentina all’età di 17 anni nel 1912. Prima di lui erano già emigrati i suoi tre fratelli maggiori e, dopo di lui, i suoi genitori: Ignazio Farina e María Fiadone, con i loro figli minori. Conoscevo in questo modo i loro antenati, nati ad Atessa, Montenero di Bisaccia e Ripalda vicino Campobasso; ho identificato come miei parenti i seguenti cognomi: Farina, Fiadone, Cinalli, Rucci, Pomilia, Janni, Jacovitti.
Per continuare ad avanzare, nella mia ricerca, ho bisogno di accedere ai documenti precedenti al 1809 e al Censimento del 1753, che non vedo l’ora di fare presto, anche grazie alle continue pubblicazioni su Antenati.

Grazie a tutti per il vostro ottimo lavoro.

Un saluto affettuoso,
A. Marcela Fasanelli, un sangue e un cuore argentino, italiano.

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