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HomeStorie di famigliaRoberto Bruno

Autore: Roberto Bruno

Antonio Minopoli in divisa militare
Foglio militare di Antonio Minopoli

Fino ad oggi sapevo ben poco sull’esperienza di mio nonno Antonio durante la Seconda Guerra Mondiale. La curiosità di saperne di più sulla sua storia l’ho sempre avuta, ma soltanto adesso che sono vicino ai 40 anni ho sentito il bisogno di mettermi sulle sue tracce per saperne qualcosa di più.

Grazie al foglio matricolare inviatomi dall’ex archivio militare di Napoli, posso leggere i fatti realmente accaduti sulla sua vita militare. Nonno Antonio, classe 1916, nasce a Soccavo, in Via Contieri n. 11, questa è la casa dove cresce con i suoi genitori, papà Giovanni, mamma Anna, ed il fratello Vincenzo e la sorella Maria. Nonno Antonio sposa nonna Lucia e da coniugato si trasferisce prima in affitto in Via Paolo Grimaldi e poi definitivamente con tutta la famiglia nella casa da lui costruita in Via Verdolino.  Il 09 Aprile 1940 viene incorporato al 48° Reggimento Fanteria “Bari” che raggiungerà sempre nella città pugliese il 07 Maggio 1940 per poi diventare la 47° Divisione Bari. Dopo un periodo di addestramento s’imbarca per l’Albania il 28 Ottobre 1940 dal porto di Taranto ed il 02 Novembre 1940 sbarca a Valona in Albania.

Uno dei più sanguinosi sacrifici dell’esercito italiano nel corso della Seconda Guerra Mondiale si compie proprio in Albania, sulla quota 731 di Monastero, si trova a circa 20 chilometri a nord di Kleisoura. La quota 731 dopo una furiosa lotta viene conquistata dall’Italia, ma la reazione nemica si manifesta in modo talmente violenta che risulta impossibile mantenerla e deve essere abbandonata, soprattutto a causa del quasi totale annientamento degli occupanti italiani: nonno Antonio fu ferito gravemente ad un occhio da una scheggia di una bomba o granata il 13 Marzo 1940 sul fronte greco. Fu subito portato all’ospedale da campo di Berati, città che si trova lungo il confine in Albania. All’ospedale ci rimase circa un mese fino a quando non fu imbarcato dal porto di Valona per far rientro in Italia a Taranto con la nave ospedale Gradisca.

Antonio Minopoli e la sua famiglia

La lesione non lasciava nessuna forma di garanzia per la sua salute, il 31 Agosto 1941 il comando militare lo colloca in congedo assoluto e gli assegna la 7° Categoria di invalidità (alterazione organica ed irreparabile di un occhio, che ne riduce l’acutezza visiva fra 1/50 e 3/50 della normale).

Nonno finalmente non lascerà più la sua casa in Via Verdolino a Soccavo, e dal matrimonio con la sua Lucia sono nati otto meravigliosi figli: Giovanni, Vincenzo, Anna, Mario, Ciro, Assunta, Luigi ed infine mia mamma Pasqualina.

Incontro con zio Vincenzo Minopoli, 6 novembre 2021

L’incontro con Zio Vincenzo

Durante la mia attività di ricerca vengo a scoprire che il fratello di mio nonno Antonio, Zio Vincenzo, più piccolo di 8 anni è ancora in vita!

Per me tale notizia è una bomba, in quanto solo immaginare di vederlo mi sembrava quasi poter pensare di parlare con mio nonno.

Ho dovuto attendere molto, c’è stata la pandemia legata al Covid, ma alla fine ce l’ho fatta, il giorno 6 novembre del 2021 sono riuscito a incontrare Zio Vincenzo.

Grazie all’aiuto di mia Zia Anna, che mi ha fatto da gancio, un sabato mattina piovoso sono sceso a Napoli e ci siamo recati a casa del fratello di mio Nonno Antonio: l’incontro è stato breve ma ha superato ogni aspettativa.

Zio Vincenzo è una persona fantastica, a 97 anni è quasi completamente autonomo, si aiuta con un bastone per camminare, si prepara da mangiare da solo, ultimamente esce un po’ di meno per ovvi motivi ma parlare con lui è stata un’esperienza magnifica perché ho avuto il piacere di apprezzare la sua memoria di ferro.

Zio Vincenzo, mi accenna che durante la Seconda Guerra Mondiale, ha prestato servizio a Roma a Castel Gandolfo in una fureria militare, mi racconta nel dettaglio un bombardamento improvviso avvenuto una mattina da parte dell’aviazione tedesca per colpire il sito militare italiano dei castelli.

Di nonno Antonio mi dice solo che era un bravo fratello, un buono e che fu ferito gravemente in guerra portandone i segni per il resto della sua vita.

Bisnonno Giovanni Minopoli

Poi i racconti si spostano all’improvviso sul loro papà, il mio bisnonno Giovanni, mi fa vedere una sua foto e le medaglie, mi racconta che anche lui è stato un sopravvissuto della “Grande Guerra”, la Prima Guerra Mondiale. Mi disse che il mio Bisnonno, in quel dramma visse diverse sventure, su tutte, l’assenza di cibo e acqua, ma in particolare si trovò anche nella tragica decisione in cui ci si imbatteva per sopravvivere e cioè nel dover sparare a un soldato nemico pur consapevole che sotto quella divisa c’era un uomo come te.

Mi racconta inoltre che lui porta il nome Vincenzo, in onore del fratello del padre Giovanni, che da eroe perse la vita in combattimento e fu addirittura premiato al valor militare. La famiglia era orgogliosa di questo figlio caduto in guerra, purtroppo Zio Vincenzo mi disse che di questa vicenda sapeva ben poco e gli avrebbe fatto piacere conoscere la vera storia.

Ci salutiamo con la promessa di rivederci presto e che mi sarei messo subito alla ricerca di informazioni su questo “Vincenzo” per regalargli più dettagli possibili.

Dopo mille ricerche, telefonate, e-mail, a distanza di mesi, ricevo con mia immensa gioia le informazioni che cercavo sul mio antenato direttamente dal Ministero della Difesa:

“Minopoli Vincenzo, di Antonio, nato a Soccavo (NA), il 4 gennaio 1886 – Soldato effettivo del 133° Reggimento Fanteria – è deceduto il 2 luglio 1916, a seguito di ferite riportate in combattimento, nell’Ospedaletto da campo 110… Ii Soldato Vincenzo MINOPOLI risulta sepolto nel loculo n. 7884 dello stesso Sacrario Militare di ASIAGO con i dati anagrafici errati (cognome “Minaggi” anziché “MINOPOLI”). Per quanto precede, questo Commissariato Generale ha dato mandato alla Direzione del Sacrario Militare di Asiago di provvedere alla correzione del dato anagrafico errato, nei tempi imposti dal relativo iter amministrativo.”

Inoltre, cercando in altri archivi ho trovato le motivazioni per cui gli è stata riconosciuta la medaglia al valore.

Pazzesco! Sono riuscito a conoscere, la sua data di nascita, la battaglia ove eroicamente perse la vita, il cimitero ove tutt’oggi è sepolto e soprattutto a seguito della mia segnalazione verrà rettificata la lapide con il suo cognome corretto, Minopoli.

Il tutto iniziato da una chiacchierata con Zio Vincenzo e dal suo forte desiderio di avvicinarsi anche lui alla sua storia e origini.

Purtroppo, non ho fatto in tempo a tornare con queste meravigliose informazioni da Zio Vincenzo, per aggiornarlo su chi era questo suo Zio eroico da cui ha ereditato il nome. Con enorme dolore egli ci ha lasciati nel mese di Febbraio 2022.

Quell’incontro rimarrà per me un momento magnifico di congiunzione diretta con le mie radici e con la storia della mia famiglia.

Pasquale Bruno

Fin da piccolo tutti i fine settimana, si scendeva a Napoli a trovare i nostri parenti. Erano giornate intense in case molto piccole ove nel caos e nella semplicità trascorrevano del meraviglioso tempo insieme. Quando si andava a casa di Nonna Elena, la mamma di papà, c’era la solita visione di una cornice, con una foto in bianco e nero di un “uomo misterioso dai baffi neri”.

Quell’uomo era mio nonno Pasquale deceduto prematuramente di cui sapevo poco. Grazie al foglio matricolare inviatomi dall’ex archivio militare di Napoli, posso leggere i fatti realmente accaduti sulla sua vita militare. Nonno Pasquale, classe 1917, nasce a Soccavo, cresce con i suoi genitori, papà Giovanni, mamma Enrichetta, e le due sorelle Francesca e Rachele. Il 09 Giugno del 1938 viene chiamato alle armi per la ferma annuale presso il corpo della Regia Aereonautica Italiana e il 12/10/1938 viene inserito nel 7° Stormo presso l’aeroporto di Campo della Promessa ove svolgerà mansioni del suo grado di aviere. Il 30/05/1942 parte per la Grecia via terra da Imperia ed arriva sino ad Atene ed il 28 Luglio si imbarca per l’isola di Creta, ove sbarcherà a Candia. Nonno rimarrà lì per più di un anno, svolgendo compiti di presidio e controllo sino al famoso 8/09/1943 giorno dell’Armistizio. Anche a Creta i soldati italiani, da essere alleati, diventarono nemici dei Nazisti. Nonno e i suoi compagni furono ammassati in capannoni per lunghi periodi e trattati con disprezzo. Rimase prigioniero in Grecia sino all’7/12/1944. La sfortuna è solo all’inizio, di fatti viene liberato dalle truppe Inglesi ed internato in Egitto al Campo 305 P.O.W. (prisoner of war 305). Il campo era sotto la giurisdizione degli inglesi, erano stati internati prigionieri italiani provenienti nella quasi totalità dal fronte dell’Africa Settentrionale. Chiamato anche “Fascist Criminal Camp”, si trovava in pieno deserto egiziano, tra il Cairo ed Alessandria, ed era diviso in 38 “recinti”. Ogni recinto era costituito da un gruppo di 50 tende. Un “quadrato infernale” di sabbia rovente dove erano accatastati migliaia di uomini, tormentati dal caldo, dalla sete, dalla fame, dai pidocchi e, non ultime, dall’inerzia e dalla disperazione. Il campo allestito presso la città di Ismailia considerato “criminal camp” era destinato ai prigionieri di guerra “non collaboratori”, quindi si presume che nonno come tanti altri prigionieri italiani per la sua dignità di combattente fedele ai propri ideali rifiutò la collaborazione col nemico. Trascorsero anni difficili superati con dignità e orgogliosa dedizione ai propri ideali e alla nostra Bandiera. A Maggio 1945 si concluse il conflitto ma i “non collaboratori” furono gli ultimi ad essere rimpatriati: ciò avvenne a Luglio del 1946 un anno e un mese dopo la fine delle ostilità. Arrivato a Napoli il 22 Luglio 1946, nonno viene inviato in congedo illimitato, è il 27/09/1946.

UNA STORIA BELLISSIMA

Nonno come accadeva all’ora, prima ancora di partire per la guerra, si sposò molto giovane con una ragazza, purtroppo, o per fortuna al rientro dalla guerra, dopo tutti quegli anni fuori, scoprì che la moglie non era rimasta ad aspettarlo a casa ma anzi, si era addirittura rifatta una vita. Oggi si parlerebbe di tradimento, all’epoca fu uno choc, nonno Pasquale abbandonò quella donna e, si innamorò di una bella ragazza molto più giovane di lui che si chiamava Elena, mia nonna!

Tra i due scoppiò l’amore e subito andarono a vivere insieme, in via Risorgimento, da questo amore nacquero 7 figli: Giovanni, Vincenzo, Enrichetta, mio padre Antonio, Annamaria, Patrizia ed infine Rosaria. Tutto procede per il meglio ma c’è un cruccio che tormenta nonno. Essendo stato sposato e non esistendo il divorzio, non si vedeva riconosciuto l’unione con la sua Elena, non erano una coppia e cosa ben peggiore i loro figli risultavano “illegittimi”. Succede però che Il 1/12/1970 i Radicali, il Partito socialista, il PCI e il Partito Liberale approvarono la legge sul divorzio. Appena saputo che il divorzio era legge, nonno fu tra i primi in Italia, ad ottenere davanti al giudice lo scioglimento e la cessazione degli effetti civili del precedente matrimonio. Finalmente a Marzo del 1972 potette sposare in Comune la sua Elena e diventarono ufficialmente “Marito e Moglie”. Da questa unione civile mutò anche lo status dei loro figli che finalmente e formalmente, presero immediatamente il cognome del padre, Bruno e videro riconosciuti i loro diritti. Il destino è beffardo, appena raggiunto il suo grande sogno, ottenuta la condizione che tanto auspicava, l’11 Novembre 1972 un ictus fulminante se lo porta via all’età di 55 anni, lasciando improvvisamente un grande vuoto tra i suoi cari.

Giorno della prima comunione dei figli di Pasquale e Elena (da sinistra, Giovanni, Vincenzo e Annamaria)

CONCLUSIONI

Nonno la sua vita l’ha vissuta purtroppo in parte, mi dispiace non aver avuto la fortuna di ascoltare qualche suo racconto. Un messaggio potente adesso mi rimarrà dentro ed è quello che mio nonno, nonostante la scomparsa improvvisa, ha lasciato ai suoi figli e a tutta la famiglia un forte senso di dignità.

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