Mi chiamo Allan Pietri, sono brasiliano, e sono il pronipote di Mario Zanotello e Amélia Capellato, genitori di mia nonna materna.
Mia bisnonna Amélia era la figlia minore di Angelo Capellato e Carolina Bassan. Angelo e i suoi figli dedicarono gran parte della loro vita ai trasporti pubblici di Valinhos, ho pensato allora di scrivere alcune righe sulla loro storia, iniziando da quando vivevano in Italia, dove il loro cognome era ancora Cappello, fino a quando hanno realizzato il loro sogno di andare in Brasile.
I Cappello in Italia
Era un venerdì, il 17 settembre 1869, quando alle nove di sera nacque un bambino, secondogenito di Domenico Cappello e Teresa Lazzarin; il piccolo venne battezzato due giorni dopo con il nome di Angelo nella chiesa di Santa Maria Assunta di Solesino. La famiglia Cappello, soprannominata Pasotto, proveniva da Solesino/Stanghella, in provincia di Padova; il capofamiglia Domenico era carrettiere e sua moglie contadina, sposati a Solesino nel febbraio 1867, ebbero il primo figlio nel 1868, che per complicanze durante il parto morì pochi minuti dopo la nascita, e poiché non fu possibile battezzarlo e dargli un nome, non venne registrato nel libro dei battesimi ma solo in quello dei defunti, nacquero in seguito: Angelo nel 1869, Pietro nel 1871, Amabile nel 1873, morta dopo 20 giorni dalla nascita. La famiglia era di origini molto umili, probabilmente era per questo che cambiava spesso paese, a seconda di dove riusciva a trovare nuove opportunità di lavoro, e in una di queste occasioni, nel 1874, si trasferì a Ponso, sempre in provincia di Padova, dove rimase per 6 anni.
A Ponso ebbero i figli Giulia (1874), nata morta, Maria Luigia (1875), e Amalia (1878).
Nell’inverno del 1881, Domenico morì improvvisamente, per una malattia cardiaca, a soli 36 anni; sua moglie Teresa, essendo incinta, tornò allora con i figli nel paese d’origine dove diede alla luce Teresa (1881), l’ultima figlia della coppia, che tutti chiamavano Domenica in onore del padre defunto. Purtroppo le tragedie non erano finite per la famiglia Cappello, nel 1884, muore Amalia, a Stanghella, a soli 5 anni per difterite. Dei loro figli, solo 4 arrivarono all’età adulta: Angelo, Pietro, Maria Luigia e Teresa.
Poco sappiamo delle vicende avvenute nei sette anni successivi a questi eventi. Nel luglio del 1891, il loro figlio secondogenito Angelo sposa Carolina Bassan, originaria di Stanghella; i due giovani si conobbero probabilmente a Solesino o Stanghella e due anni dopo, nel maggio 1893, nacque il loro primo figlio Vittorio a Stanghella.
Una nuova vita in Brasile
Fu nel 1895 che Angelo prese la decisione che avrebbe cambiato per sempre la loro vita, quella di emigrare in Brasile. L’11 maggio 1895 giunsero in Brasile a bordo della nave San Gottardo: Angelo 25 anni e capofamiglia, Carolina 23 anni sua moglie, Vittorio 2 anni suo figlio e Luigia 28 anni sua cognata. Si stabilirono a Campinas, nell’entroterra di San Paolo, per lavorare nelle fattorie come coloni; lì la coppia ebbe tre figli, Antonio nel 1897, João nel 1899 e Domingos nel 1901 ed in seguito la famiglia si trasferì a Valinhos.
Valinhos
Valinhos è una città dell’entroterra di San Paolo, situata vicino a Campinas, della quale fece parte fino al 1896, quando fu dichiarata distretto di pace ed infine comune nel 1953. Conosciuta oggi a livello nazionale come “la capitale del fico viola”, per la produzione nazionale di questo frutto, la città è nota anche per la festa del fico che si tiene ogni anno e per essere la città natale del compositore e sambista italo brasiliano Adoniran Barbosa.
Fu nella città di Valinhos che la famiglia risiedette dal 1903, e fu lì che nacquero i loro ultimi 3 figli: Natale nel 1903, Emma nel 1905 e Amélia nel 1913. Si pensa che fu a Valinhos, nel corso del primo decennio del ‘900, che il cognome di Angelo cambiò da Cappello a Capellato; la famiglia ad oggi non conosce il vero motivo del cambiamento, ma ritiene che sia stato un errore nella trascrizione dei documenti. Da quel momento in poi Angelo cominciò ad essere conosciuto e chiamato da tutti Angelo Capellato, cognome mantenuto da tutti i discendenti fino al giorno d’oggi e presente anche con le varianti Capelatto e Capelato. Angelo cominciò a lavorare in città come contadino e lattaio e con i risparmi, sempre in quel periodo, acquistò un appezzamento di terreno, dove avviò la sua prima attività, una fabbrica di ceramica.
Negli anni ’20 acquistò un camion, iniziò a trasportare i contadini e i loro attrezzi da Valinhos a Campinas, e viceversa, e nello stesso decennio acquistò una Jardineira, (le Jardineiras, costruite col motore di un camion, furono i primi modelli di “autobus” a circolare in Brasile); dopo quest’ultimo acquisto fondò la “Empresa de Ônibus Capelato”, azienda pioniera nel trasporto pubblico a Valinhos.
L’inizio fu difficile; secondo i resoconti della famiglia, infatti, a causa della guerra, negli anni ’40 questi veicoli erano alimentati a gasogeno, un prodotto ottenuto dalla combustione di legna bruciata, ma in seguito con molto sforzo e l’aiuto dei figli l’azienda crebbe, all’inizio con un solo veicolo, poi con due, fino ad arrivare a 10. Il tragitto delle jardineiras era la vecchia strada di Campinas e i Valinhenses che dovevano studiare, andare in ospedale, oppure recarsi al lavoro a Campinas, facevano il percorso con questi veicoli; ancora oggi molti si ricordano delle vecchie jardineiras Capelato. Col tempo, e l’arrivo in Brasile di veri e propri autobus, la Capelato ha sostituito la sua flotta con dei veri autobus, effettuando diverse linee attraverso le città e i quartieri di Valinhos, Campinas, Louveira, Vinhedo, Joaquim Egidio e Souzas.
Gli ultimi anni
Angelo era un uomo severo ma giusto, molto affettuoso con i suoi nipoti. Si raccontava che quando li vedeva, prendeva sempre una monetina dalla tasca e la dava a loro perché si comprassero delle caramelle. Aveva dei baffi lunghissimi, di cui era molto orgoglioso e che erano la sua particolarità, non permettendo a nessuno di tagliarglieli. Vedovo dal 1938, negli ultimi anni della sua vita, era usuale trovarlo seduto sulla sedia a dondolo, nel cortile sul retro della sua casa. Morì il 7 dicembre 1951, nella sua casa in Avenida Independência a Valinhos.
L’attività
Per molti anni i Capellato trasportarono i Valinhenses, facendo parte della loro storia e della città; ancora oggi i loro nipoti e pronipoti con le rispettive aziende di trasporto continuano l’attività iniziata da Angelo. A Valinhos, c’è una via intitolata “Rua Angelo Capellato” e anche altre vie che portano i nomi di figli, nipoti e pronipoti in onore al lavoro svolto da Angelo e dai suoi discendenti.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare i miei familiari brasiliani e italiani, per le storie raccontate nel corso degli anni e per le foto, la mia amica Elena, gli amici della APHV (Associação de Preservação Historica de Valinhos), gli amici Ulisses Lo Porto e il professore Gersio Pellegatti, il sito familysearch, gli amici del gruppo “Amici della genealogia”, il sito tuttogenealogia.it e il Portale Antenati per l’opportunità di poter scrivere questo testo sulla mia ricerca e anche per il meraviglioso progetto, grazie al quale sono riuscito a trovare anche l’atto di nascita di Luigi Lazzarin, nonno materno di Angelo, nato nel lontanissimo 1813, ed infine i miei più sentiti ringraziamenti a tutti coloro che mi hanno aiutato nelle mie ricerche.