Mi chiamo Antonella Malosto, figlia di Sante e Clementi Carla. Vivo nella provincia di Verona. Le storie e i racconti di famiglia mi hanno sempre appassionato. Ho iniziato, da piccola, a raccogliere in fogli, blocchi notes, quaderni, cartelline, ogni informazione che mi giungeva dai miei genitori, dagli zii, dai nonni o da conoscenti. La ricerca genealogica ha, perciò, camminato al mio fianco per molti anni concretizzandosi, negli ultimi, in una vera passione per i testi antichi. I primi dati di aggancio, con il passato, li ho ereditati da mio zio Italo Malosto. Lui ha tenuto i contatti, via email, anche con i parenti del ramo di mia nonna (la mamma di mio padre si chiamava Bisson Gemma) trasferitisi in Argentina. Con la morte dello zio mi sono sentita in debito verso quel passato che lui non era riuscito a tracciare con completezza. Ho deciso di continuare e di arrivare fino a dove era possibile. Ho iniziato tracciando l’albero genealogico della famiglia e procedendo a ritroso concentrandomi, prima di tutto, sul ramo “Malosto”. All’inizio mi sono soffermata, anche, su un dettagliato panorama etimologico-storico legato ai significati del cognome (Mal-osto significante cattivo oste, oste che tratta male i suoi clienti). (Quando erano più consanguinei le fonti li nominavano Mal’hosti). Ho preso in considerazione tutte le aree, in Italia, in cui si era diffuso, aiutandomi con i motori di ricerca online. Ho approfondito la comparsa dei cognomi nella storia italiana, realizzando che la loro ufficialità è stata sancita con il Concilio di Trento che, nel 1564, dichiarava l’obbligo per i parroci di tenere un registro ordinato dei battesimi, con nomi e cognomi. Pertanto, il cognome, fino ad allora, lo si poteva trovare solo nei ranghi più nobili delle gerarchie. Venezia fu tra le prime città italiane ad inserire i cognomi tra il 1100 ed il 1200. Ho consultato più testi tra cui “I cognomi di Verona e del veronese di Giovanni Rapelli” e “Cognomi e mestieri di Walter Basso” allargando i bacini di conoscenza. Per continuare poi con la consultazione di più siti di ricerche araldiche legate a possibili rami di nobiltà e relativi stemmi che la famiglia poteva vantare: queste ricerche hanno dato, successivamente, esito negativo o parziale. Ho scoperto anche varianti del cognome che da Malosto è diventato Malosti, Mallosto, Malhosto, Malostro, Malossi, Malosso, soprattutto nelle fonti più antiche in cui il retaggio del latino era ancora presente.
Poi il cammino si è diretto verso il territorio in cui mio padre aveva sempre riferito, che aveva origine la sua famiglia: Orgiano/Sossano in provincia di Vicenza. Purtroppo, nel 2013, l’Archivio di Stato di Vicenza non era stato ancora inserito nel portale Antenati del Mibact, perciò lavorando, ho iniziato a comuni interessati per capire come mi sarei dovuta muovere per ricevere informazioni sui miei antenati. Alcuni comuni premettevano che le richieste erano a pagamento. Altri comuni mi rispondevano che era sufficiente fissare un appuntamento per la consultazione delle fonti. Questo si è protratto per molto dovendo usare solo ritagli di tempo libero. Ricordo con chiarezza quando mi sono seduta su un tavolo del comune di Sossano e ho potuto visionare i primi registri del 1800. Non avevo mai visto un registro di quel periodo. Mi sono sentita travolgere da un’emozione unica. Leggere per la prima volta il mio cognome in un testo così antico, vedere che tutto era scritto a mano, con cancellature ed evoluzioni successive dei dati nel foglio, mi ha fatto desiderare di essere stata nel loro tempo. Per abbracciarli e ringraziare tutte quelle persone per esserci state. Ecco Malosto Sante, nato a Sossano in Contrada Monti, al numero 22, di Venerdì 1 Novembre 1872, era uno dei miei avi. Ancora non sapevo come agganciarlo alle mie conoscenze ma ho tracciato un primo anello con i figli che, sono comparsi nelle famiglie Malosto e residenti, in quel periodo, a Sossano. Le ricerche successive hanno deviato il mio cammino verso l’archivio storico della diocesi di Vicenza, in Via Duomo n° 10 perché, le parrocchie del territorio, mi rispondevano che tutto era stato raccolto in un unico luogo. Inoltre le carestie, pestilenze, guerre, e inondazioni, che avevano provato il territorio tra il 1500 ed il 1600, avevano fatto perdere molta documentazione.
Il certificato di matrimonio di mio nonno Malosto Pietro con Bisson Gemma, avvenuto presso il comune di Rovolon, il 29 ottobre 1936, mi è giunto via email. I tanti spostamenti successivi, presso l’archivio di Vicenza, mi hanno permesso di scoprire che la mia discendenza diretta proveniva da un altro Malosto Sante, cugino del primo che avevo scoperto a Sossano. Questo mio avo, era nato a Orgiano lunedì 30 luglio 1866 e si era coniugato con Calafà Catterina Maria. Era il mio bis nonno. Dopo molti altri spostamenti nel territorio, ed utilizzando le fonti di cui ero venuta a conoscenza, grazie alla biblioteca di Orgiano, ho scoperto progenitori morti in guerra e presenti nei monumenti di Sossano e Orgiano (Ulindo e Giuseppe).
Nel contempo era divenuto necessario studiare e approfondire anche la scrittura dei testi antichi. Molti documenti mi risultavano indecifrabili. È stato molto utile il testo Leggendo e trascrivendo un vecchio documento di Elda Forin Martellozzo per decifrare lettere, significati, usi e abbreviazioni adottate. Ho tracciato anche una mappatura del territorio e della dislocazione delle abitazioni dei miei avi grazie al preziosissimo libro scritto da Don Ignazio Muraro, Orgiano- cenni storici, che ha descritto con precisione il tessuto sociale di quel periodo, quasi fotografando minuziosamente il paese e i suoi abitanti. Ho scoperto, con ulteriore emozione, che il luogo esatto da cui è nata la mia famiglia era la contrada Pilastro di Orgiano. Negli anni ho poi allargato il territorio con Sossano “I loschi e Sossano tra il XVI e XVIII secolo” inserendo altre conoscenze. Il processo a Paolo Orgiano di Claudio Povolo ha aggiunto altri progenitori, risalendo fino alla metà del 1500. Utile e chiaro nelle descrizioni anche Orgiano tra il duecento e trecento: attraverso i Libri Feudorum di Maria Grazia Bulla Borga, che ha contribuito all’arricchimento degli incastri.
Oggi il mio albero genealogico procede a ritrovo dal 2020 al 1550 circa contando più di 400 persone che portano il cognome Malosto. Ho inserito comunque anche i dati dei relativi consorti anche se con cognomi diversi. Sono essenzialmente nel veneto ed in Brasile. Il contatto con chi è emigrato in Brasile l’ho tracciato con l’aiuto dei contatti di facebook. Sono venuta a conoscenza di un gruppo “Familia Malosto” che mi ha permesso di inserire tutti i collegamenti con le famiglie dei progenitori che erano emigrati nel 1888 con la motonave Adria. Ora, gli indicatori dello stato civile, dicono che per la provincia di Vicenza, sono ancora in corso le attività di digitalizzazione, mi dispiace molto. Attendo con trepidazione questa possibilità online sia per la consultazione veloce e la possibilità di non dover fare spostamenti dalla propria residenza ma soprattutto per il completamento dei dati già in mia conoscenza o per acquisire nuove fonti.
Scoprire le mie radici e la loro memoria storica ha creato, in me, un’intensa suggestione. Come un patrimonio che aspettava solo di essere scoperto. La testimonianza di ciò che è stato è diventata anche nostalgia. Tutte quelle persone “comuni” che hanno oltrepassato il loro mondo conosciuto senza far rumore! Quei braccianti che abitavano in quei casoni di paglia e fango e mangiavano pane e uva. In una miseria unica hanno solcato le nostre identità. É grazie a loro che oggi noi siamo. Non è solo un onore per me, è il ritrovarmi. È il ricordarci che la nostra essenza è preziosa e viene da lì. Nella raccolta delle fonti ho cercato di essere precisa e di fare un lavoro di ricerca e catalogazione più accurato possibile nel desiderio di essere di aiuto a quanti intendono approcciarsi a questo meraviglioso cammino. O intendano utilizzare le mie strategie di ricerca, alla riscoperta delle loro origini. Per me, i risultati ottenuti erano insperati quando ho iniziato il cammino e tutt’ora lo sono se penso a tutte quelle persone ritrovate. Ho legato un filo a me ma contemporaneamente anche a tutte loro. Storie individuali ma condivise da altre famiglie e unite alle vicende del paese. Sono emerse relazioni che mi hanno avvicinato alle trasformazioni delle diverse epoche. Tutto è stato appassionante e coinvolgente. Dentro alla piccola storia di ognuno dei miei avi c’era un’intera società che vi ruotava. Sono in me e continueranno ad esserci. Ero orgogliosa prima di essere una “Malostina”, come mi chiamavano da piccola, ma ora, a ragione, lo sono ancora di più.
Nel frattempo, per tutte le motivazioni citate, ho iniziato con la provincia di Verona e sto ricostruendo l’albero genealogico della famiglia di mio marito, i Pizzoli.
Grazie! Al Portale Antenati per aiutare a realizzare i sogni di tante famiglie e avermi dato questa possibilità.