Al Cimitero monumentale del Verano di Roma ho una tomba di famiglia dove sono sepolti mio padre, i suoi genitori e i suoi nonni paterni. Da sempre, ogni volta che sono andato a trovare mio padre e a portargli dei fiori, mi sono interrogato su chi fosse e che vita avesse fatto il mio bisnonno Oreste.
Infatti, ho conosciuto mio padre, così come mia nonna, mentre di mio nonno me ne hanno sempre parlato sia mio padre che i miei altri zii: ma del bisnonno Oreste niente, nessuno sapeva dirmi niente. E la mia curiosità è cresciuta man mano che passavano gli anni.
Ho cercato di sapere in ogni modo qualcosa sul suo conto, e alla fine sono arrivato alla conclusione che l’unico modo per sapere qualcosa su di lui, e magari sui suoi genitori, fosse trovare in qualche modo il suo atto di nascita. Dopo anni di ricerca, casualmente, mi sono imbattuto nel portale degli Antenati, e mi si è aperto un mondo.
Con la falsa speranza di poter trovare un lontanissimo antenato che risultasse essere stato un uomo importante per la storia italiana, ho cominciato la mia ricerca partendo proprio dall’atto di nascita di Oreste Grandi. E qui ho trovato molto più di quanto sperassi.
Viene riportata non solo la data, ma anche la via dove era nato, e naturalmente i nomi dei genitori, i miei trisavoli, e i nomi dei loro genitori, i miei “quadrisavoli”!, la loro professione, e la firma di suo padre, del mio trisavolo: Raffaele Grandi.
Non nascondo l’emozione che ho provato mentre leggevo l’atto di nascita del mio bisnonno, con non poche difficoltà iniziali vista la scrittura con cui era stato redatto, e le lacrime che mi sono affiorate agli occhi quando ho letto la firma di Raffaele. E’ stato come rivivere, anche solo per un istante, la scena della sua mano che in maniera insicura scriveva il suo nome. Insicura, sì, perché continuando a scavare in un passato che fino a quel momento mi era sconosciuto, ho scoperto che in effetti Raffaele doveva essere analfabeta, come molte persone all’epoca: era nato intorno al 1830 a Bologna, purtroppo da genitori ignoti, e si era sposato, probabilmente intorno al 1865 (purtroppo non so ancora dove), con Maria Liberata Castiglia, originaria di Goriano Sicoli, in provincia de L’Aquila.
Ho inoltre scoperto che il mio bisnonno non era figlio unico, come avevo pensato fino ad oggi: ha avuto altri fratelli e sorelle, non tutti purtroppo sopravvissuti alla nascita, ma un paio si sono sposati a Roma e quindi potrei avere dei cugini “alla lontana” che non sapevo di avere.
E anche mio nonno, che da sempre sapevo fosse stato figlio unico, in realtà lo è stato per motivi di forza maggiore, in quanto ultimo di una lunga serie di nascite finite male, perché tutti i suoi fratelli e sorelle sono praticamente morti alla nascita.
Che i Grandi fossero originari dell’Emilia lo avevo già capito: è lì che si concentra il maggior numero delle famiglie che portano questo cognome. Purtroppo leggere che fosse figlio di ignoti non mi dà molte speranze di trovare altri antenati dalla sua parte. Oltre al fatto che, al momento, nel Portale degli Antenati non sono stati ancora resi consultabili gli atti di nascita di Bologna. E da quello che ho capito, tra quelli che verranno pubblicati non sono presenti gli atti che riguardano gli anni che a me interessano, quelli appunto tra il 1828 e il 1830, quando dovrebbe essere nato Raffaele.
Di contro, però, sono riuscito a risalire indietro nel tempo dall’altra parte dell’albero genealogico, cioè dalla parte della mia trisavola Maria Liberata Castiglia, il cui cognome viene stravolta nei vari atti di nascita e morte dei suoi figli: prima Castigli, poi Castiglio, infine addirittura Castelli. Non è stato facile ricostruire la sua storia ma sicuramente è stato affascinante.
Così come è stato emozionante trovare la sua tomba al Cimitero del Verano di Roma: mi sono presentato agli uffici relazioni con il pubblico con il nome e la data di morte, nella speranza di trovare lei insieme al marito.
La tomba c’era, il difficile è stato cercarla all’interno del cimitero nonostante avessi ricevuto indicazioni corrette. Era completamente abbandonata, ricoperta di piante e con la lapide quasi del tutta divelta. Ma era lì, con la foto della mia trisavola e di un uomo, che non era come speravo il mio trisavolo, bensì il suo secondo marito, sposato quando Raffaele Grandi era già morto, tale Francesco Narduzzi.
Un’emozione dopo l’altra, così come è stato emozionante tornare indietro nel tempo, fin quasi all’inizio del 1700 e rivivere in un certo senso la vita di campagna e di pascoli che si viveva sulle montagne intorno L’Aquila. La famiglia Castiglia dal 1800 (e forse anche prima), ha praticamente colonizzato l’intero paese di Goriano Sicoli, intrecciando matrimoni con altre 3-4 famiglie, tanto che per anni non nascevano altro che figli di “Castiglia” nel paese. Contadini, bifolchi, allevatori: tutti lavori umili, ma estremamente importanti.
L’atto originale più antico che ho trovato è un atto di morte del 1815 di un lontanissimo parente, tale Germano Castiglia, morto appunto nel 1815 all’età di 67 anni (per cui era nato nel 1748) figlio di Onofrio Castiglia, che verosimilmente, alla nascita del figlio, avrà avuto tra i 20 e i 30 anni ed era nato, quindi, tra il 1718 e il 1728.
Includendo anche i miei figli, sono riuscito a disegnare un albero genealogico, con tanti rami ancora da esplorare e ricostruire, di ben 10 generazioni, dal 1720 circa al 2017: 300 anni di storia, storia di una famiglia, la mia, la famiglia Grandi. Che nel suo percorso si è intrecciata con molte altre.