Giacomo Matteotti (1885-1924)
Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine (RO) il 22 maggio 1885.
Figlio di Girolamo ed Elisabetta Garzarolo, commercianti di ferro e rame nella provincia di Rovigo che riuscirono a fare fortuna, divenendo ricchi proprietari terrieri.
Sin da giovane, Giacomo e i suoi fratelli – Matteo e Silvio, prematuramente scomparsi – si iscrissero al Partito Socialista Italiano contribuendo attivamente alla politica locale. Ancora ragazzo, infatti, Giacomo firmò i suoi primi articoli per la rivista La lotta, che lo designò come punto di riferimento politico della zona. Fu durante quel periodo che iniziò a delinearsi la sua visione di giustizia sociale e impegno civile, sempre accompagnata da un’idea antimilitarista, contraria all’intervento dell’Italia nei conflitti bellici.
Dopo il ginnasio, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Bologna, laureandosi con il massimo dei voti nel 1907.
Negli anni successivi, si dedicò all’attività politica: venne eletto sindaco nel suo paese di origine e anche in quelli limitrofi, per poi divenire consigliere provinciale.
Nel 1919, fu eletto deputato in Parlamento, dove si distinse per la sua tempra intransigente e battagliera. A quegli anni, risale anche l’inizio della sua lotta contro il movimento fascista, di cui denunciava i soprusi e le irregolarità.
Dopo l’espulsione dal PSI, nel 1922, insieme a Filippo Turati e altri fondò il Partito Socialista Unitario, che alle elezioni del 1924 divenne il secondo partito di opposizione.
Il 30 maggio 1924, Matteotti prese la parola alla Camera dei Deputati denunciando pubblicamente l’invalidità delle elezioni svolte il mese precedente, contestando le violenze, le illegalità e gli abusi commessi dai fascisti, che erano riusciti a vincere le elezioni. La sua richiesta di invalidare la votazione non fu accolta e Matteotti fu riconosciuto dalla stampa come il principale oppositore del fascismo. Quel celebre discorso è storicamente ricordato come un inno alla democrazia, che segnò la sua condanna a morte.
Nel pomeriggio del 10 giugno 1924, infatti, fu rapito a Roma da un gruppo di fascisti appostato a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, mentre si dirigeva a piedi verso Montecitorio. Morì, per accoltellamento, poche ore dopo.
Per via della presenza di testimoni e della pessima gestione di quello che passerà alla storia come il “caso Matteotti”, in pochi giorni la stampa rese noti i retroscena assieme ai nomi dei principali esecutori.
Il suo corpo verrà ritrovato il 16 agosto di quello stesso anno nella macchia della Quartarella, a Riano, un comune a qualche chilometro di distanza da Roma.
Puoi consultare l’atto di morte sul Portale Antenati: Archivio di Stato di Roma, Stato civile italiano (registri dei comuni), Riano, 1924
L’atto fu redatto (nella parte II, serie C) del registro del comune di Riano, dove venne rinvenuto il cadavere. Da notare che, di seguito, è presente un allegato, riportante una Sentenza di rettificazione, datata al 12 ottobre 1925 in cui si corregge la data di nascita dell’on. Matteotti, che nell’atto di morte era stata riportata in maniera parzialmente errata.
L’originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Roma.
Per approfondimenti sulla figura di Giacomo Matteotti, vedi la voce del Dizionario Biografico degli Italiani a cura di Mauro Canali.