Corrado Alvaro (1895-1956)
Corrado Alvaro nasce a San Luca (Reggio Calabria) nel 1895 da Antonio, maestro elementare e fondatore di una scuola serale per contadini e pastori analfabeti, e da Antonia Giampaolo. Trasferitosi prima a Perugia e poi a Catanzaro per proseguire gli studi, esordisce in letteratura precocemente con la raccolta di versi Polsi nell’arte, nella leggenda, nella storia (1911). Nel 1915 è chiamato alle armi e assegnato alla zona del Carso come ufficiale di fanteria: quest’esperienza è alla base della seconda silloge poetica Poesie grigioverdi (1917). Allo stesso anno data anche l’inizio della carriera giornalistica e delle collaborazioni con il «Resto del Carlino» e – dal 1919 – con il «Corriere della Sera».
Nel 1920 si laurea in lettere a Milano e pubblica il primo volume di racconti La siepe e l’orto; quindi, stabilitosi a Roma con la moglie Laura Babini, traduttrice e scrittrice, è chiamato nel 1922 da Giovanni Amendola alla redazione del quotidiano «Il Mondo», dove rimane fino alla soppressione del giornale nel 1926, prendendo parte accanto all’Amendola alla battaglia contro il fascismo. Fatto segno a violenze squadristiche e successivamente a persecuzioni, lascia per qualche tempo l’Italia, soggiornando a lungo a Parigi e a Berlino.
In questi anni cura le antologie di racconti L’amata alla finestra (1929), La signora dell’isola (1930), Misteri e avventure (1930). Come inviato de «La Stampa» compie numerosi viaggi anche all’estero, dei quali dà conto nei resoconti Viaggio in Turchia (1932), Itinerario italiano (1933), I maestri del diluvio. Viaggio in Russia (1935), Terra nuova. Prima cronaca dell’Agro Pontino (1938). Collabora a «900», «Mercurio», «Critica fascista», «Omnibus», «Primato» e «Sipario». I primi riconoscimenti giungono con Vent’anni (1930), Gente in Aspromonte (1930, Premio La Stampa) e L’uomo è forte (1938).
Il crollo della dittatura, lo porta alla direzione del giornale romano «Il Popolo di Roma», che tiene con grande equilibrio e acuto senso della situazione sino a che, dopo l’8 settembre, è costretto a rifugiarsi sotto falso nome a Chieti.
Rientrato a Roma nel 1944, fonda nel 1945 con Francesco Jovine e Libero Bigiaretti il Sindacato nazionale degli scrittori, di cui è segretario sino alla morte. Nel dopoguerra escono L’Italia rinunzia? (1945), L’età breve (1946), Un treno nel sud (1950), Quasi una vita (1950), Il nostro tempo e la speranza (1952) e 75 racconti (1955). Vanno ricordate anche una breve esperienza come sceneggiatore negli anni Quaranta, di cui resta traccia nei film Noi vivi (1942) e La carne e l’anima (1943), e l’attività di traduttore (Tolstoj, de Rojas, Shakespeare etc.).
Muore a Roma l’11 giugno 1956.
Puoi consultare l’atto di nascita sul Portale Antenati: Archivio di Stato di Reggio Calabria > Stato civile italiano > San Luca > 1895
L’originale è conservato presso Archivio di Stato di Reggio Calabria
Per approfondimenti sulla figura di Corrado Alvaro, vedi la voce del Dizionario Biografico degli Italiani a cura di Ferdinando Virdia.
