Un italiano oltre il mare
Mi chiamo Gisela Astrid e sono brasiliana, ma nel mio sangue scorre un forte legame con l’Italia. Il mio trisavolo, infatti, si chiamava Biase Martorella e nacque il 5 luglio 1859 a Lagonegro, in provincia di Potenza (Basilicata), da Salvatore e Maria Carrano, che risiedevano in via Castello, a circa 200 metri di distanza dalla cattedrale intitolata a San Nicola di Bari.
Non conosco esattamente quando Biase sia immigrato in Brasile, ma so che al suo arrivo il suo nome divenne “Braz Martorelli” e che, da quel momento, tutti i suoi discendenti ereditarono il cognome “Martorelli” invece di “Martorella”.
Biase presumibilmente partì per il Brasile attorno al 1882, anno in cui sposò la mia trisnonna, Maria Filomena Colombo, che, pur essendo nata in Brasile, nella città di Bonito (Pernambuco), il 29 settembre 1869, anche lei era figlia di immigrati italiani.
Grazie al portale Antenati, ho avuto modo di ricostruire alcuni avvenimenti della loro storia: il padre di Maria Filomena Colombo, si chiamava Domenico e nacque intorno al 1823, probabilmente nella frazione di Battaglia del Casaletto Spartano, in provincia di Salerno; mentre sua moglie, Filomena Isabella Amato, nacque il 23 dicembre 1837 a Sapri, dove il 21 aprile 1857 si unirono in matrimonio. Qualche anno dopo, precisamente nel 1868, Domenico e Filomena si trasferirono in Brasile, divenendo “Domingos Colombo” e “Filomena Amado”. Lì diedero alla luce alcuni dei loro figli, tra cui la mia trisavola, Maria Filomena.
Biase Martorella e Maria Filomena Colombo si sposarono il 30 novembre 1882, nella città di Bonito, quando lei aveva solo 13 anni. Da questo matrimonio nacquero numerosi figli: Salvador (nato nel 1885), Domenico Astrogildo (nato nel 1887 a Sapri), Audiphas Sofonias (nato nel 1891), Maria Florina (la mia bisnonna, nata nel 1893), Josepha (nata nel 1895), Humberto (nato nel 1898), Filomena (nata nel 1900), Julia Helena (nata nel 1902), Alberto (nato nel 1905) e Audifas (nato nel 1908).
La mia trisavola, Maria Filomena, morì all’età di 40 anni, il 5 agosto 1911 in Brasile. È stato interessante scoprire che, sebbene sia nata e si sia sposata a Bonito, lei e Biase abbiano vissuto per alcuni anni a Sapri, il comune natale dei genitori di Maria Filomena, dove diedero anche alla luce un figlio.
Tuttavia, in un certo momento, decisero di tornare in Brasile. Dopo la morte di Maria Filomena, Biase si risposò il 28 maggio 1917 con Maria Barbosa, nata a Monteiro (Paraiba, Brasile) il 22 luglio 1888. Da questo matrimonio nacquero: Zullina (nata nel 1916), Helena (nata nel 1917), Adalberto (nato nel 1917), Maria do Carmo (nata nel 1920), Eunice (nata nel 1922), Jaime (nato nel 1923) e Nivaldo (nato nel 1924).
Biase morì il 19 luglio 1938 a Recife (Pernambuco), all’età di 79 anni. Lì fu sepolto nel cimitero di Santo Amaro. Oltre ai figli, lasciò un’enorme eredità di discendenti, basti pensare che la mia bisnonna, Maria Florina, sua figlia, sia morta lasciando a sua volta 17 figli. La maggior parte della mia discendenza italiana è costituita da commercianti: ad esempio, stando all’atto di nascita di Biase e all’atto di matrimonio dei suoi genitori, suo padre Salvatore era “ramaio”. Tuttavia, Biase era comunemente chiamato “Capitano”, poiché, a quanto pare, era un capitano della Guardia Nazionale dello Stato di Pernambuco.
Sono una pronipote di Biase, mia nonna paterna si chiamava Maria Astrid, sebbene fosse brasiliana, era di origine italiana. Maria Astrid è stata l’unica nonna che non ho avuto modo di conoscere, perché morì prima che io nascessi. Tuttavia, ho sempre sentito un forte legame, anche perché il mio secondo nome è ovviamente dedicato a lei.
Biase Martorella e Maria Filomena Colombo si sposarono il 30 novembre 1882, nella città di Bonito, quando lei aveva solo 13 anni.
Da questo matrimonio nacquero numerosi figli: Salvador (nato nel 1885), Domenico Astrogildo (nato nel 1887 a Sapri), Audiphas Sofonias (nato nel 1891), Maria Florina (la mia bisnonna, nata nel 1893), Josepha (nata nel 1895), Humberto (nato nel 1898), Filomena (nata nel 1900), Julia Helena (nata nel 1902), Alberto (nato nel 1905) e Audifas (nato nel 1908).
La mia trisavola, Maria Filomena, morì all’età di 40 anni, il 5 agosto 1911 in Brasile.
È stato interessante scoprire che, sebbene sia nata e si sia sposata a Bonito, lei e Biase abbiano vissuto per alcuni anni a Sapri, il comune natale dei genitori di Maria Filomena, dove diedero anche alla luce un figlio.
Tuttavia, in un certo momento, decisero di tornare in Brasile.
Dopo la morte di Maria Filomena, Biase si risposò il 28 maggio 1917 con Maria Barbosa, nata a Monteiro (Paraiba, Brasile) il 22 luglio 1888.
Da questo matrimonio nacquero: Zullina (nata nel 1916), Helena (nata nel 1917), Adalberto (nato nel 1917), Maria do Carmo (nata nel 1920), Eunice (nata nel 1922), Jaime (nato nel 1923) e Nivaldo (nato nel 1924).
Biase morì il 19 luglio 1938 a Recife (Pernambuco), all’età di 79 anni. Lì fu sepolto nel cimitero di Santo Amaro. Oltre ai figli, lasciò un’enorme eredità di discendenti, basti pensare che la mia bisnonna, Maria Florina, sua figlia, sia morta lasciando a sua volta 17 figli.
La maggior parte della mia discendenza italiana è costituita da commercianti: ad esempio, stando all’atto di nascita di Biase e all’atto di matrimonio dei suoi genitori, suo padre Salvatore era “ramaio”. Tuttavia, Biase era comunemente chiamato “Capitano”, poiché, a quanto pare, era un capitano della Guardia Nazionale dello Stato di Pernambuco.
Sono una pronipote di Biase, mia nonna paterna si chiamava Maria Astrid, sebbene fosse brasiliana, era di origine italiana. Maria Astrid è stata l’unica nonna che non ho avuto modo di conoscere, perché morì prima che io nascessi. Tuttavia, ho sempre sentito un forte legame, anche perché il mio secondo nome è ovviamente dedicato a lei.
La riscoperta di queste origini italiane è stata per me molto importante: ogni volta che acquisisco nuove informazioni sui miei antenati, mi sembra di salvare un pezzetto della mia storia. Cerco di visualizzarli nel contesto dell’epoca, cerco di capire i loro desideri e, anche se è un compito apparentemente impossibile, mi piace provare a immaginarli. Capire le mie origini è qualcosa che mi affascina molto.
Continuo a chiedermi cosa abbia spinto una famiglia italiana a emigrare dall’altra parte dell’oceano, ma immagino che lo abbiano fatto perché cercavano una vita migliore. Per questo, penso che i Martorellas siano stati molto coraggiosi, perché hanno avuto il coraggio di andare alla ricerca di nuove opportunità.
Così, anche se ci sono quattro generazioni tra me e il mio trisavolo nato in Italia, grazie a lui posso ancora vedere tracce italiane nella mia famiglia.
Addirittura, in famiglia abbiamo una “battuta interna” per cui ogni volta che qualcuno si agita troppo o parla a voce alta, diciamo: «Io sono italiano! Sono un Martorella!». E, naturalmente, lo diciamo a voce alta, con un accento molto marcato e una gestualità vivace, tipicamente italiana.
Abbiamo deciso che un giorno, quando avremo il passaporto italiano, trascorreremo qualche giorno lì per onorare i nostri antenati e per festeggiare il riconoscimento della nostra cittadinanza italiana.