Il ne s’agit pas de l’histoire de la famille, mais plutôt de ses débuts
Mi chiamo Gianfranco Sommadossi e vivo a Vicenza. Sono nato a Bassano del Grappa, «la città dei signori e delle torri »* , nel 1935 e nel Borgo Angarano, nella zona destra del Brenta, al di là del Ponte Vecchio anche detto Ponte degli Alpini.
Fu una domanda dei figli di mio fratello “ Ma noi chi siamo?”. Sinceramente non me lo chiesi mai, ho conosciuto il nonno e la nonna paterni, trentini. Conoscevo il nonno materno bresciano. La nonna materna era veronese, non la conobbi. Il papà aveva due fratelli e una sorella. La mamma era figlia unica. Fino ad allora non mi ero interessato e quella domanda fece aprire un cassettino della memoria.
«Finché viviamo, dobbiamo continuare ad apprendere. Non accadrà mai che sapremo troppo, ma che non sapremo mai abbastanza. Nulla può darci più gioia del conoscere chi siamo, chi eravamo, chi saremo; e a nessun altro piacere potremo comparare quello che proviamo mentre apprendiamo…»** .
Quella domanda a cui non avevo saputo dare risposta aveva toccato il mio amor proprio e stuzzicata la curiosità. Ero in pensione perché non dedicarmi a una ricerca sugli antenati e grazie a documenti conservati dai miei genitori incominciai a scavare nel passato. La scoperta che ha scombussolato le mie certezze, fu un’annotazione di mio padre in un vecchio libro dove aveva scritto che il nostro cognome Sommadossi è l’italianizzazione di un soprannome trentino Somados, ma non aveva annotato il cognome da cui derivava.
Anche Lui la notizia l’avrà sentita da qualcuno in famiglia, ma tutto era finito nel dimenticatoio. Tra i libri di mio padre trovai un’annotazione il titolo era un testo di Dante Olivieri “I Cognomi della Venezia Euganea“ , forse anche papà si chiedeva perché questo soprannome ci è stato assegnato e cercava una risposta, che ho trovato grazie a Ettore Parisi, oggi conosciuto come “Archivio della memoria della valle dei laghi” in Trentino.
Per conoscere la genealogia dei Sommadossi prima del 1825 devo ringraziare Ettore questo prezioso ricercatore genealogico di Ranzo la cui mamma era una Sommadossi. Le sue indicazioni, le sue ricerche la sua disponibilità mi hanno spinto ad approfondire sui cognomi sui soprannomi di quegli avi a cui appartengo anche io e risalire le undici generazioni che mancavano alla mia genealogia. Il primo quarto si era fermato nel 1500 in una contrada delle Giudicarie esteriori. In quel borgo antico chiamato Ranzo passaggio obbligato tra il Banale la Valle dell’Adige e il Sarca, dove c’è una via dedicata ai Somados. I Gendroni: ecco chi sono i Sommadossi. I Gendroni appaiono nella storia della famiglia nel XIV secolo. Il loro nome è scritto nei registri parrocchiali della pieve di Ranzo. Nell’atto di matrimonio tra Pietro ed Elena oltre al cognome Gendroni, Ettore Parisi trova scritto detto el Somados.
Nessuno avrebbe pensato che questo soprannome diventava con il tempo il cognome di una numerosa progenie. Anzi produrrà anch’esso tanti soprannomi. Pietro Gendroni detto il Somados potremmo definirlo il capostipite dei Sommadossi, nel 1564 nella chiesa di Ranzo aveva sposato Elena anche lei una Gendroni. Avranno tre figli. Domenica 1565 Simone nel 1568 e Maria Domenica nel 1570. Simone continuerà la discendenza dei Somados, delle figlie Maria e Domenica non si anno notizie.
Quando Ettore Parisi mi confermò che le sue ricerche sui Sommadossi lo avevano condotto nel 1500 e che il precursore si chiamava Domenico Gendroni o cercato di inoltrarmi più in la nel tempo. I registri parrocchiali si fermavano al (1530 circa) la consultazione di documenti storici, accenni a campagne militari che citassero i Gendronl non mi dettero alcuna informazione utile. Dei Gendroni prima del 1500 buio totale. Le radici della mia famiglia iniziavano nel XIV secolo. Grazie a Ettore avevo aperto la strada per dare quella risposta che non conoscevo ricostruendo il primo quarto. Ma la soddisfazione della scoperta mi spinse oltre, aprendone altre.
Questa volta non furono i nipoti. Mi trovavo nella sala d’attesa del mio dentista, un appassionato cicloturista. Nel cestino dei giornali mi capitò tra le mani la rivista, “Lessinia tra malghe, contrade e memorie” una rivista curata da Anna Solati ricercatrice veronese. Sfogliando le pagine all’interno trovai un articolo in cui Si parlava di Breonio, comune della Lessinia, nome strano, mi incuriosì, e continuai a leggere. Nella sesta riga lessi due nomi: Vaona e Zivelongo e una data 920 d.C. fu spontaneo, esultare ad alta voce: Stai a vedere che ho scoperto le origini degli avi di mia madre!!! Non ricordo di che anno fosse la pubblicazione, ma è passato del tempo. La lettura della notizia che un nobile veronese otteneva dal primo re d’Italia Berengario I, per il figlio Bertello la Corte di Breonio di cui facevano parte le dipendenze dei Vaona e dei Zivelongo mi aveva incuriosito. Forse fu l’impulso di cercare le radici della famiglia di mia nonna materna, anche Lei una Vaona e che può vantare undici secoli di storia e che da allora mantiene lo stesso cognome. La curiosità di scoprire e il desiderio di approfondire le mie origini, mi portò a cercare. Questa volta non c’era Ettore, ma utilizzai i suoi consigli. Cominciai a costruire la genealogia di questa ramificatissima progenie che dovrebbe sfociare nella ricostruzione della storia di un altro quarto della mia ascendenza. E’ risaputo che la prima cosa da fare è avere qualche idea magari da chi lo ha fatto prima di te.
Il consiglio di Ettore fu di andare di persona negli archivi delle parrocchie, avendo già qualche indizio sulle cose da cercare. Sapevo cosa cercare, ma non sapevo come. Quando conobbi il Dot. Francesco Coati, archivista volontario della parrocchia dl San Pietro in Marano di Valpolicella, non immaginavo cosa fosse un archivio parrocchiale. La prima cosa che imparai fu la presenza dei quatto libri “canonici” Gli Stati delle Anime, il registro dei Matrimoni, dei Battesimi e dei Morti.
Il primo dei libri che mi consigliò di sfogliare fu lo stato d’anime, una sorta di censimento, in cui il parroco oltre che annotare la vita spirituale delle suo gregge, compilava e aggiornava il resoconto degli avvenimenti accaduti, date, lo stato di famiglia, nonni, genitori, figli, nuore, nipoti, il censo delle famiglie (tutte le persone conviventi che di fatto non erano parenti di sangue, ma che vivevano con la famiglia) i trasferimenti e molte informazioni utili alla ricerca delle origini, alla ricostruzione della storia famigliare. E questo è stato un altro passo per risalire la storia degli antenati che è diventata sempre più ampia attraverso la ricerca di documenti che testimoniano i modi di vita, i luoghi dove essi hanno vissuto e dove hanno contribuito a sviluppare la vita comunitaria. Poi gli altri tre non meno interessanti Matrimoni, Nati e i Morti.
Difficoltà, tante che non le elenco, ma ne è valsa e ne vale la pena. La difficoltà maggiore per me fu la lettura di questi documenti redatti in lingua latina con una grafia da penna d’oca. Le complicazioni che questo ha comportato per me con il tempo sono diventate superabili. C’è un altro aspetto da evidenziare la rarefazione degli archivisti Volontari nelle parrocchie che custodiscono un patrimonio archivistico inestimabile, Chiuso negli armadi. Questo purtroppo complica la ricerca. Nel 2021 una scoperta: leggendo un articolo di Paola Calaprisco su l’Adige quotidiano veronese “ i propri antenati a portata di clic ” Un progetto degli Archivi di Stato in collaborazione con Family Search mi ha permesso di scoprire la presenza dei Vaona nei comuni veronesi. Mi riferisco alla prima stesura, quella che con un clic appariva l’elenco dei comuni della provincia. Importante per uno come me che del veronese ne conosceva s1 e no una decina.
All’età di 87 anni avere la possibilità, attraverso il proprio computer, di cercare e di conoscere le proprie radici è una soddisfazione impagabile e affascinante. Il mio più grande desiderio è quello che questo progetto vada sempre migliorando con la possibilità di trovare sempre più documenti di stato civile accessibili online anche con la sinergia di più istituti come gli Archivi di Stato, gli archivi storici dei Comuni e le parrocchie afferenti alla diocesi di Verona.
Ricostruire l’onomastica degli ascendenti mi ha aperto la strada alla conoscenza delle radici della famiglia ciò non ha significato realizzare un elenco di nomi, date e località ma qualche cosa di più. Perché amici, questi sono parte dei mattoni che mi sono serviti per costruite la storia dei miei avi e quei mattoni li ho trovati anche nel Portale Antenati del nostro Archivio di Stato.
Gianfranco Sommadossi un ragazzo di una volta.
Note
*Definizione della città di Bassano del Grappa dello scrittore Paolo Malaguti, tratto dal romanzo “Sul Grappa dopo la vittoria” edito da Santi Quaranta nel 2009;
**Pensiero del medico e filosofo Guglielmo Grataroli del XVI sec.